Il Mattino – Paolo Rossi: “Pregi e difetti dei bomber Mertens e Dzeko”
Paolo Rossi ha un guizzo dei suoi, quelli di Italia-Brasile del 1982 in Spagna che lo hanno consacrato nella storia del calcio mondiale: s’illumina nel paragone con Dries Mertens, la sua mente torna al passato, agli inizi della sua carriera. «Mi rivedo molto in lui. Mertens è veloce e come me non nasce centravanti ma ci diventa. Fino a vent’anni io giocavo ala destra, poi a Vicenza venni spostato punta centrale e cominciò in quel momento la mia fortuna. Lui nel nuovo ruolo ci è arrivato a trent’anni per una grande intuizione di Sarri e quindi la sua crescita è ancora più sorprendente perché rapidissima».
Ora la sfida con Dzeko: chi è più forte? «Sono totalmente diversi come caratteristiche, ma tutti e due segnano tanto, quindi bisogna solo complimentarsi con entrambi per quello che stanno facendo. Dezko nasce attaccante centrale e conosciamo da più tempo il suo valore in quel ruolo: un uomo d’area che ha sempre fatto gol e punta sul fisico come dote principale. Mertens è l’opposto, rapido e veloce, credo che nessuno se l’aspettasse che nel ruolo di punta centrale potesse segnare così tanto: la sua continuità di rendimento e realizzativa è impressionante».
La qualità migliore di Mertens e il suo difetto?
«Se proprio vogliamo trovargli un difetto è evidente che essendo piccolo di statura dico il colpo di testa. Qualità ne ha tante, un attaccante completo che sa far gol ma nello stesso tempo li fa fare agli altri: è uno che gioca per la squadra».
Pregi e difetti di Dzeko? «Nelle sue caratteristiche non rientra la rapidità sotto rete, non è veloce e non è un dribblomane. Il punto di forza è il colpo di testa, la sua qualità migliore è l’elevazione e questo al di là del fatto che è molto alto».
Mertens come può metter paura alla Roma «Il belga è l’artefice principale davanti e sfrutta la coralità del gioco del Napoli e può colpire con la sua velocità in mezzo ai due difensori della Roma, Fazio e Manolas, che sono forti fisicamente ma non rapidissimi».
E Dzeko come può far male al Napoli? «Con la sua prestanza fisica è determinante per la Roma: il Napoli deve tenerlo il più lontano possibile dall’aera di rigore perché su qualsiasi palla può diventare pericoloso».
Per il Napoli a Roma è il primo vero test contro una squadra d’alta classifica: insidie maggiori in vista per gli azzurri? «Il Napoli sta giocando benissimo non da adesso, già l’anno scorso esprimeva il calcio più bello anche se è incappato in qualche battuta d’arresto. Ora sta trovando continuità di risultati perché non era mai partito così forte con sette vittorie: un segnale chiaro che la squadra ha acquisito qualcosa in più come consapevolezza rispetto agli anni scorsi. Gli azzurri più giocano insieme e più imparano a memoria i meccanismi del gioco di Sarri. Fatta questa premessa dico che la Roma è una squadra pericolosa ed è cresciuta dopo una partenza non brillantissima e in più gioca con il vantaggio del fattore campo: per questo dico cinquanta e cinquanta per la sfida dell’Olimpico e aggiungo che questo per il Napoli sarà un test molto indicativo sulla sua forza per dimostrare che merita fino in fondo la testa della classifica. In chiave scudetto invece la Roma è dietro a Juve e Napoli».
Juve e Napoli, un duello adesso alla pari? «Direi proprio di sì, il Napoli sta dimostrando di avere colmato il gap, anche se poi un’altra verifica andrà fatta tra dieci giornate. La Juventus ha vinto tanto ed è sempre lì con tanti calciatori forti e se non molla con la testa reggerà fino alla fine. Il Napoli ha acquisito una mentalità vincente costruita nel corso degli ultimi anni: ora è una squadra matura per vincere lo scudetto. Sono più avanti alle altre, si staccano da tutte, poi Inter e Roma».
All’Olimpico tra tanti stranieri c’è il duello tutto italiano tra Insigne e Florenzi, due talenti indispensabili anche in chiave nazionale? «Insigne sta diventando un punto fisso anche della Nazionale, come lo ridiventerà Florenzi, un giocatore recuperato che farà bene di nuovo anche nell’Italia. Sono due giocatori che hanno già dimostrato di avere esperienza internazionale e questo serve molto in questo momento al gruppo di Ventura dove ci sono giovani bravi ma che devono ancora dimostrare fino in fondo le loro qualità».
Sarri-Di Francesco, due tecnici che hanno fatto gavetta prima di arrivare alle grandi piazze e mostrano un grande calcio: conta, quindi, partire dal basso? «Sarri la gavetta l’ha fatta molto più lunga, anzi direi decisamente troppa: è davvero strano che un maestro di calcio come lui sia arrivato così tardi nel grande giro. A Napoli sta facendo un lavoro straordinario e si vede chiaramente la sua mano sulla squadra. Questa è anche la caratteristica di Di Francesco, pure lui dà un’impronta alle squadre che allena e lo sta facendo nella Roma».
La Redazione