H. Crespo: “Napoli, vinci lo scudetto per aprire un ciclo storico”
Segni particolari: vincente. Sulla carta di identità di Hernan Crespo, intervistato dal collega de “il Mattino”, Bruno Majorano, è scritto a caratteri cubitali. Pochi dubbi. Anche perché l’argentino ha vinto ovunque. In patria, ovviamente, ma anche in Inghilterra (con la maglia del Chelsea), e sopratutto in Italia dove è diventato grande a Milano (su entrambe le sponde), a Roma con la Lazio e a Parma. E siccome la vita è un grande cerchio, la sua carriera da dirigente (vice presidente) è iniziata proprio dall’Emilia, ovvero dove aveva iniziato da calciatore nel 1996. Conosce bene il campionato italiano, una competizione nella quale si è consacrato alla sua maniera: a suon di gol.
Come le sembra questa serie A? «Una corsa a due. Juventus contro Napoli e Napoli contro Juventus».
E secondo lei chi può vincere? «Sarà una bellissima sfida all’interno della quale si contrappongono due mentalità».
Ovvero? «Gli azzurri fanno un gioco bellissimo e molto divertente, ma la Juventus è concreta, ha una mentalità vincente».
In che senso? «Vincere vuol dire essere preparati sotto tutti gli aspetti al successo finale e la Juve insegna perché ha una società importante che sa vincere».
E il Napoli? «Ancora deve fare questo salto di qualità, ma sono sicuro di una cosa: se riuscisse a vincere quest’anno lo scudetto potrebbe aprire un ciclo storico».
Pensa che questo possa essere l’anno giusto? «Mi sembra che qualcosa sia cambiato. Tutti i giocatori ci credono e l’obiettivo sarà arrivare allo scontro diretto con un punto di vantaggio come adesso».
Quindi Juve-Napoli sarà la sfida decisiva per il titolo? «Sarà sicuramente così. Ma agli azzurri basterebbe anche non perdere perché rimarrebbero davanti e conserverebbero la consapevolezza di essere capaci di essere al livello di una grande squadra come la Juve».
Lei per chi fa il tifo? «Se il Napoli vincesse sarebbe bello per tutto il calcio, perché viene da un bellissimo percorso di crescita, ma è altrettanto vero che un successo della Juve sarebbe la consacrazione della programmazione. Per un argentino è come me è normale essere un po’ più legato al Napoli. Ma ripeto: chi ha più esperienza vince».
Quindi? «Vedremo come andrà a finire e sono molto curioso perché sappiamo come reagisce la Juve quando è sotto pressione mentre il Napoli dovrà dimostrare la sua forza».
Il prossimo scoglio per gli azzurri si chiama Lazio, una squadra che lei conosce bene, ma che arriva da un periodo non troppo brillante: cosa si aspetta? «La squadra di Inzaghi ha dei valori importanti ed ha avuto un piccolo incidente di percorso fisiologico, non lo ritengo così grave».
E il momento di Immobile? «Ci sta tutto perché stava andando troppo forte. Ha avuto anche l’infortunio. È una punta potente e veloce, ma non credo sia il pericolo numero uno per gli azzurri».
E chi allora? «Milinkovic Savic è un giocatore di livello assoluto ed è l’unico in rosa ad avere una caratura internazionale più evidente. Può giocare in tutti top club italiani ed europei. E il più completo».
Le piace l’identità che ha dato Inzaghi alla squadra? «Mi sembra evidente che nelle sue idee tattiche ci sia la mano invisibile di Eriksson».
In che senso? «Inzaghi propone lo stesso modulo delle Lazio dello scudetto: una punta centrale e tanta gente che si butta da dietro. Due terzini che spingono tantissimo e tanti inserimenti. Tutti attaccano lo spazio e i gol di Parolo sono la cartina al tornasole di tutto questo lavoro».
E gli altri? “Con il Napoli mancherà Felipe Anderson, ma la Lazio continua ad ed essere cinica e riuscirà a sostituirlo. Anche perché ha la classe e la tecnica di Luis Alberto e la solidità a centrocampo di Lucas Leiva».
Napoli-Lazio è anche la sfida tra le due squadre che giocano il calcio più bello della serie A? «Certo, e spero che il più non diventi meno in una partita sola perché non vorrei che venisse meno lo spettacolo».
Ha detto di Inzaghi, mentre Sarri le piace? «Sarri fa un altro tipo di calcio rispetto all’allenatore della Lazio: molto più velocità nel giro palla e poi ci sono i tre nanetti terribili con Hamsik che entra sempre in area. Lo spartito è perfetto e tutti fanno al meglio il loro lavoro».
Chi le piace di più? «Il gioco del Napoli è tutto bello, ma quello che mi piace di più per la quantità e per la lotta a palla lontana è Allan. È un motore insostituibile».
Sarri si è lamentato di giocare sempre dopo la Juve, da ex giocatore quanto pensa che sia un fattore incidente? «La pressione è un’altra cosa, credo. Se vuoi essere vincere devi togliere gli alibi perché ad esempio mi ricordo che io giocavo a -20 gradi o a qualunque altitudine e a qualunque orario e lo facevo sempre per vincere».
Ma se quando giocava lei ci fosse stato il Var avrebbe segnato di meno? «No, avrei segnato di più e avrei vinto anche uno scudetto in più».
Quindi le piace? «Mi piace e fa bene al calcio perché nelle situazioni dubbie non sbaglia e riduce il margine di errore. Soprattutto mette più chiarezza e toglie molta pressione dall’arbitro».
Lei come avrebbe reagito ad un gol annullato dal Var? «Non lo so, e infatti lavorerei un po’ sulla tempistica. Perché oggi segni e poi devi aspettare e magari ti toglie un po’ di adrenalina. Quando facevo gol davo un occhio al guardalinee, se non alzava la bandierina correvo ad esultare. Oggi si deve aspettare un attimo in più».
In carriera è stato allenato da Mancini e Ancelotti, chi vede meglio sulla panchina della Nazionale?
«Mancio è bravo a sceglierei i giocatori, Carlo nella gestione del gruppo. Quando hai un dubbio tra questi due, dove caschi caschi bene. Ma credo che l’Italia debba ripartire anche da altre cose».
Cioè? «Dall’alto, dagli organi federali e dall’organizzazione generale».
La Redazione