Si spense la sera del 12 dicembre al Fatebenfratelli mentre a pochi chilometri il suo Napoli giocava la partita di Champions League contro i portoghesi del Braga. Antonio Juliano, mitico capitano e poi dirigente azzurro scomparso un anno fa, non aveva potuto coronare il sogno di giocare una partita di Coppa dei Campioni nella sua carriera perché non vinse lo scudetto che pure avrebbe meritato per il suo impegno, la sua fedeltà e il suo orgoglio. Sono state 505 le presenze con la maglia azzurra, le ultime nel ’78. Da direttore generale del club, piazzò i colpi Krol e Maradona all’inizio degli anni ’80. Non partecipò alle feste per gli scudetti, dal Napoli si era distaccato dopo il primo anno di Diego.
Dell’amatissima squadra parlava in tv finché non fu colpito dalla malattia. Il silenzio, fino a quel triste momento.Il sindaco Manfredi gli rese onore: «Accogliamo la proposta del Napoli Club Parlamento di dedicare a Juliano una strada o un centro sportivo. Merita di essere ricordato nel modo migliore».La burocrazia, i tempi tecnici: sappiamo come vanno queste cose. Ma Juliano non deve uscire dal cuore di Napoli per l’immagine che ha saputo dare dei napoletani. Antonio Ghirelli lo definì «un napoletano bianco», cioè un napoletano serio e operoso, lontanissimo dagli stereotipi che Juliano infatti aveva combattuto nella sua carriera da calciatore e da dirigente.
La burocrazia, i tempi tecnici: sappiamo come vanno queste cose. Ma un anno dopo non c’è neanche l’idea di dedicare qualcosa a Juliano, legando la sua immagine ai giovani che fanno sport.
I ricordi – gli unici – sono stati quelli dei giornalisti sportivi, con i quali non aveva avuto un rapporto semplice. Gianfranco Coppola, presidente dell’Ussi nazionale, gli ha dedicato nella scorsa primavera il premio “Capitani”. Nessuno dimentichi il nostro Capitano.