Sarri ad un passo dalla storia degli allenatori azzurri

Centonove volte SARRI, perché adesso va così, si gioca a ritmo incessante, restandone storditi: ma questa traccia di continuità, una caratteristica del Progetto made in Aurelio De Laurentiis, può condurre ovunque, tra leggende e mostri sacri che intorno a quella panchina hanno lasciato la loro inconfondibile sagoma. Novant’anni di Napoli tra figure che restano a comporre un mosaico ch’emana sensazioni: da Pesaola a Monzeglio, da Bianchi a Garbutt, da Chiappella ad Amadei, da Reja a Vinicio e così di slancio fino a Sarri.

TOP TEN. Rino Marchesi, un sir, è il decimo d’una classifica che racconta il Napoli nella sua fedeltà, nella sua continuità, nella sua longevità: centodiciannove volte «mister», in quegli anni si diceva anche così, che resteranno, certo, però sfileranno via, perché tra un mese e mezzo la top ten si spalancherà dinnanzi a Maurizio Sarri e a questa sua escalation densa d’allegria. Il primo, staccato in quell’orgia delle sue duecentoventisette panchine, è Bruno Pesaola, mica un semplice allenatore ma il petisso della porta accanto, con quel sorriso che rimane incollato nostalgicamente dentro ognuno sia andato almeno una volta al San Paolo e quell’ironia o tenera o sferzante, dipendeva dai casi: nuvole di fumo, lui come Sarri, per farsi compagnia e un primato che rischierà qualcosa se questo Napoli saprà fare persino meglio di quello dell’anno scorso.
PROIEZIONI. Sarri è arrivato a centonove partite e nella passata stagione, arrivando in semifinale di Coppa Italia e uscendo agli ottavi di Champions League, ne ha «giocate» cinquanta, due in più del 2015. Siamo quindi alla tendenza, che proiettano potenzialmente il toscano nella scia del Petisso, persino nei paraggi, certo intorno ad Eraldo Monzeglio, che è a quota 236, perché l’aritmetica non è un’opinione e le certezze, da qui sino alla fine di questo 2017-2018 accreditano ancora (e almeno) trentuno partite di campionato, altre quattro di Champions ed una – perlomeno una – di Coppa Italia. Significherebbe arrivare, per Sarri, a centotrentacinque. Il resto, va da sé, è legato ai risultati che verranno in questo futuro imminente, il biennio, che garantisce minimo le trentotto partite di campionato, che dunque trascinerebbero l’allenatore toscano oltre Ottavio Bianchi (scudetti, coppe e 208 panchine).

VARIABILI. E’ il campo, chiaramente, che fa la differenza ma anche questo football del Terzo Millennio che dà maggiori possibilità: però vale anche altro, l’empatia con un uomo che ha conquistato il San Paolo, rivoluzionandolo quasi culturalmente, lasciandolo ora conquistare dall’effetto spettacolo, che quasi si antepone al desiderio umanissimo di arrivare al risultato. Sarri e il Napoli, dunque Sarri e De Laurentiis, dunque Sarri e la città, sembrano fusi meravigliosamente, consapevoli dell’esistenza – nel contratto – di una finestra e però pure coscienti di questa dimensione onirica raggiunta assieme e nella quale val la pena abbandonarsi.

Fonte: CdS

 

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