La legge del turnover è uguale per tutti, ma lui è più uguale degli altri. E lui è Kalidou Koulibaly. Il suo contachilometri stagionale dice 14 presenze in 14 partite, una cosa incredibile se si tiene conto che nel Napoli, persino i portieri si alternano. E nonostante un impiego praticamente sistematico, Kalidou ha dimostrato di non volersi risparmiare nemmeno un po’, tanto che le sue sortite offensive non sono più una novità e sono fruttuose. È chiaro che Ancelotti gli abbia dato la libertà di attaccare e di farsi vedere anche nella metà campo avversaria, per conferme rivolgersi a Lorenzo Insigne. Koulibaly sa che lì dietro c’è sempre un compagno pronto a coprirgli le spalle. Lui ed Albiol spesso e volentieri non hanno neppure bisogno di parlarsi. Si intendono con uno sguardo. Per 5 volte (sulle 11 in cui hanno giocato insieme in stagione) con loro nel cuore della difesa, la porta del Napoli è rimasta imbattuta. Raul è quello che tiene la posizione e chiama le marcature, Kalidou va più a sensazioni e gioca più di impeto. Ecco perché quando si ritrova la palla tra i piedi, non ci pensa su neppure un attivo e va. Con buona pace di Ancelotti: si può godere un difensore a tutto campo che gli piace al punto tale da ritenerlo intoccabile. Prima della gara contro l’Empoli lo ha inserito nell’Olimpo dei migliori centrali che ha mai allenato, affiancandolo a nomi del calibro di Nesta, Sergio Ramos, Thiago Silva e Terry. Ecco perché Koulibaly è più uguale degli altri.
Il Mattino