«Sì, il Napoli può lottare per lo scudetto. Ma non è la favorita e deve pensare a giocare senza ansie. La favorita è la Juventus. Anche perché meglio del Napoli sono quelle squadre che hanno speso 40-50 milioni per prendere un giocatore». Arrigo Sacchi, il maestro di Fusignano, intervistato da “il attino”, l’uomo che ha scritto la storia del calcio, ha spiegato spesso che un buono spartito esalta le qualità del violino solista. Eppure sta dalla parte di Sarri e della sua prudenza. Sta con Sarri che mette le mani avanti e punta sugli altri i riflettori.
Eppure, Sacchi, sono proprio gli azzurri a parlare di scudetto. «E sbagliano. Che storia hanno per poter dire una cosa del genere? Non mi pare che ci siano giocatori del Napoli con un pedigree di successi nazionali o internazionali vistosi. E allora meglio procedere a fari spenti, con prudenza».
Ma il Napoli ha fatto molto bene l’anno scorso. «Non devono giocare con l’ansia di dover vincere. Non possono pensare che se non arriva la vittoria sarà un fallimento. Ai giocatori va chiesto di dare il massimo, con la stessa disponibilità e lo stesso entusiasmo mostrati negli ultimi tempi. Mettere pressione è un errore imperdonabile».
Lei ha sempre esaltato il Napoli. «Vero. È protagonista sempre, gioca a tutto campo e per 90 minuti. Ha una squadra che difende e attacca collettivamente, che alimenta i propri ragazzi con il possesso palla e con il pressing. C’è gioia nel creare qualcosa di divertente».
E non basta? «No. Non basta. Perché la Juve sa come fronteggiare i momenti di difficoltà, il Napoli appena molla di un millimetro nel gioco o nella concentrazione, non sa che fare. E questo è perché non ha i top player che ha la Juve per esempio».
Sarri, dunque, ha ragione? «Il nostro calcio ha sempre e solo preteso la vittoria, anche se immeritata, ma in qualsiasi modo. Abbiamo lavorato sempre per vincere e non per essere protagonisti. Ci siamo sempre difesi con tanti e attaccato sempre con pochi. Sarri è straordinario, ma non è che questa estate hanno comprato Maradona o Careca… Ed è per questo che non capisco da dove arrivi questa euforia. Se ci sono buoni giocatori in questa squadra è perché sono il frutto del lavoro e del gioco, del loro entusiasmo, della loro passione e della partecipazione emotiva».
Quindi chi è la favorita per lo scudetto? «La regola è sempre una: il club viene prima della squadra e la squadra prima del singolo. E se vale questa regola c’è un club che è superiore a tutti gli altri. Ed è la Juventus. Che partirà sempre in vantaggio rispetto agli altri».
Tutta questa euforia napoletana può essere controproducente, dunque? «Sì, nella misura in cui pone degli obiettivi che non sono giustificati dagli investimenti fatti dal Napoli in relazione a quelli fatti da Milan, Juventus, Inter e Roma. A Napoli sono bravi, ma le altre società non sono sceme… Con la qualità del gioco bisogna recuperare il divario generato dalla storia di queste società e dagli straordinari investimenti che hanno fatto su ogni singolo giocatore. Il Napoli ha ragazzi interessanti, che grazie alla società e all’allenatore sono diventati ottimi giocatori che però difettano di esperienza, di personalità. Ma appena intoppano, hanno poche soluzioni, la Juventus ha soluzioni a gioco fermo, su calcio d’angolo, su palle alte…».
Così smonta i sogni di gloria, però. «L’unica cosa che si può chiedere è pretendere che diano il massimo e che facciano tutto quello che possono. Ogni partita. Ma è la Juve che ha l’obbligo di dover vincere, non certo il Napoli».
Il fatto che stiano assieme da due anni? «Il gruppo consolidato è un vantaggio, certo. Ma il Milan ha speso già 220 milioni, qualche giocatore lo ha pagato 40-50 milioni. Il Napoli ha speso meno di dieci per un ragazzino…».
Quindi, contano solo i soldi e non il gioco? «Io non dico che il Napoli non possa vincere lo scudetto, dico che non si può porlo come obiettivo. Non mi pare che il Cagliari, la Sampdoria o il Verona che sono riuscite a vincere battendo la storia siano partite con l’idea di dover vincere a ogni costo».
Mertens e Callejon non sono campioni? «Sì, ma non sono top player. Insigne, che è il giocatore che più di tutti negli ultimi anni mi ha fatto divertire, era una riserva prima dell’arrivo di Sarri due anni fa».
E tutta questa gioia non può invece dare maggiore forza al Napoli? «La capisco, perché nessuno gioca bene come il Napoli in Europa. Ma non la condivido. Perché basta poco per smontare tutto: basta che qualcuno perda l’umiltà o la modestia perché il castello possa cadere».
Quindi, sta dalla parte di Sarri anche adesso? «Ma fate sul serio? Ha preso due soli giocatori che non sono Chiellini o Mandzukic e avrebbe dovuto dire: ok, vinciamo noi?».
Chi doveva prendere, secondo lei? «De Laurentisi fa bene. È corretto. Sono gli altri che non lo sono, non è corretto chi spende più di quello che può. Ma De Laurentiis non può chiedere la vittoria, può chiedere a tutti di dare il massimo. Ed è il modo migliore per non mettere pressione e stimolare a dimostrare quanto sono professionali, quanto sono innamorati della proprio a maglia».
Dare il massimo può far vincere? «Sì, potrebbe se gli altri fanno qualche passo falso».
In estate gli equilibri non sono cambiati? «Poco. La Juventus è ancora su livelli straordinari e infatti compra i giocatori più cari e prende i giovani più promettenti e costosi come Bentancour e Kean per esempio».
Il Milan non ha cambiato troppo? «Forse sì, ma non c’è una regola. Arrivai a Parma e avevo 20 giocatori nuovi su 23. Il primo anno al Milan ne acquistammo 8 e poi vincemmo lo scudetto…»
Senta, Sacchi. E l’Inter? «Ha speso meno di altri anni ma ha pur sempre speso molto di più del Napoli. Spalletti è uno tosto, bravo».
Il preliminare di Champions? «È un fastidio, inciderà sul campionato. Devono fare due partite di grande intensità in un periodo particolare della stagione. Negli ultimi anni non è un caso che solo il Milan ha passato il turno. Non è casuale: ha vinto sette coppe dei campioni».
È l’anno di Insigne? «Ecco. Anche qui. È un grande talento, forse tra i migliori degli ultimi 10 anni. Ma tenga la testa salda. Non bisogna caricarlo. Vi ricordate Totti? Andava al Mondiale e tutti a dire: ci farà vincere. E andava in tilt. Lorenzo non è abituato ad avere pressioni, non è nella sua storia».
Sarri in cosa il Napoli deve fare di più? «In niente. Il suo calcio mi emoziona, è un divertimentificio. Non vedi nessuno dare le emozioni del Napoli, la sua bellezza, la sua gioia. Questi sono valori veri».
Cosa deve pretendere, allora? «Solo il massimo dai suoi ragazzi. Una volta rimproverai Gullit. Lui rispose: non ho giocato peggio di un altro… Ma io non ero d’accordo: l’altro valeva 40 e mi diede 40, lui valeva 100 e mi diede invece 70».
La Redazione