Difficile stare senza. Almeno è così per il Napoli di Antonio Conte. Girano tutti intorno al professor Lobotka. In pratica, a prescindere dal modulo, a dettare i tempo della manovra, che si tratti di centrocampo a due, a tre, o addirittura a cinque è sempre lo slovacco a dettare i tempi. Scrive il CdS: “Sempre titolare da quando è tornato dall’infortunio che tra ottobre e novembre dell’anno scorso gli aveva fatto saltare quattro partite di campionato. Cambiano gli interpreti, ma lui è il punto di riferimento. Billing, Gilmour, Anguissa e McTominay: li ha avuti tutti accanto. Centrocampo a due o a tre, sistemi di gioco diversi, ma il rendimento è sempre al top. E ha rilanciato, promettendo di imparare la lingua: «L’anno prossimo farò le interviste in italiano…». Segnale che lui, a Napoli, ci vuole stare: non è stanco, non ha il “mal di pancia”. Già l’anno scorso, quando il Barcellona aveva bussato alla sua porta, ha fatto quasi finta di non accorgersene. Mai una parola fuori posto, mai un occhiolino ai catalani, però un sogno sì: «La finale di Champions». Punto fermo di una squadra che con lui ha geometrie e fosforo. Non ne farebbe a meno nessuno, figuriamoci Conte, uno che a detta di Lobotka «non è un allenatore come gli altri».”
Lobotka e gli altri: tutti girano intorno allo slovacco
