L’ex tecnico Capello alla Gazzetta: ” Per i rossoneri Conte è l’avversario peggiore: il Napoli difende e riparte”

L’ex tecnico  Capello alla Gazzetta: ” Per i rossoneri Conte è l’avversario peggiore: il Napoli difende e riparte”

 “Napoli e derby diranno la verità. Ma poi nel Milan serve chiarezza”

Il Milan fuori dalla Champions non si può vedere”. Fabio Capello, che portò il Diavolo in testa all’Europa nel 1994, non accetta giustificazioni: se ai rossoneri non riuscisse la rimonta per il quarto posto in campionato, la stagione sarebbe fallimentare, senza se e senza ma. “Per forza, basta farsi un giro alla bacheca dei trofei di Casa Milan per capire cosa significa per questo club la coppa. E se devo aggiungere una nota personale, da ex calciatore e allenatore rossonero mi farebbe male non vedere la squadra nel suo habitat naturale, la Champions League”. Nono in classifica a -6 dal Bologna quarto, il Milan domenica sera sarà di scena a Napoli. 

Trasferta complicata?

“Molto. Innanzitutto perché gli uomini di Conceiçao non possono più permettersi battute d’arresto. Anzi, sono obbligati a vincere, quindi difficilmente si concederanno una partita d’attesa. Dovranno attaccare. E contro un avversario come il Napoli, considerate le fragilità difensive, può essere molto pericoloso. Per le caratteristiche delle due squadre, credo che Conte sia l’avversario peggiore per il Milan di oggi”. 

In che senso?

“Beh, il Napoli è molto forte sulle palle inattive, innanzitutto. E poi ha un giocatore in particolare che può mettere in crisi la formazione di Conceiçao: McTominay. Lo scozzese è abilissimo negli inserimenti da dietro e il Milan soffre soprattutto queste situazioni. Ma anche contenere la fisicità di Lukaku non sarà facile. Poi torniamo al canovaccio della partita: i rossoneri non potranno giocare una gara d’attesa, ma il Napoli è bravissimo a chiudere gli spazi, perché con Conte tutti si sacrificano in difesa e poi sanno anche ripartire. Sarà un test durissimo”. 

Che arriverà tre giorni prima della semifinale di andata di Coppa Italia contro l’Inter… 

Ecco, volendo forzare un po’ possiamo affermare che nelle prossime due-tre partite il Milan conoscerà la piega definitiva della sua stagione. L’unico vantaggio è che non ci sono molti calcoli da fare: con la classifica che ha, il Diavolo può e deve solo vincere. Tutto il resto sono chiacchiere”. 

Dovesse fallire l’assalto al quarto posto e alla finale di Coppa Italia, il Milan sarà chiamato a programmare il futuro da subito? 

“Per forza. Anche se non c’è ancora un direttore sportivo a oggi, perciò mi pare complicato pensare già a una strategia definita”. 

Dopo il viaggio in America di Furlani, pare che la scelta del diesse sarà compito dell’amministratore delegato.

“Ah, davvero non lo so. A inizio stagione avevo sentito con le mie orecchie Ibrahimovic dire che lui era il boss e comandava su tutti gli altri. In teoria, sarebbe il braccio operativo di Gerry Cardinale. Ora, però, leggo che è l’a.d. Furlani a decidere. Dall’esterno la sensazione è che ci sia un po’ di confusione: chi comanda davvero ora? E soprattutto, di chi è la colpa delle mosse sbagliate finora? Il mercato, gli allenatori, chi li ha scelti? Alla Juventus la risposta è facile: Giuntoli. Ma al Milan? Boh. E allora tanto vale dire che sono tutti colpevoli: dall’a.d. al direttore tecnico, fino a Ibra che non ha cariche in società”. 

Ha citato il mercato, è stato così disastroso per lei?

“Vado più in là e allargo il discorso a tutta la rosa, non solamente a chi è arrivato in questa stagione. Ne salvo solo due, Pulisic e Reijnders. Tutti gli altri, per un motivo o per l’altro, hanno reso sotto la sufficienza”. 

Si spieghi meglio.

“Al di là del valore del singolo giocatore, mi pare che al Milan il problema sia stato innanzitutto l’atteggiamento generale. Quante volte abbiamo visto un calciatore perdere palla e non rientrare? E quante, invece, inseguire con voglia l’avversario, con la bava alla bocca perché si intuisce una situazione di pericolo per la squadra?”.

Non sono stati risparmiati dalle critiche nemmeno gli uomini clou dello scudetto: Maignan, Theo e Leao.

“Beh, hanno reso e stanno rendendo quanto ci si aspetterebbe dal loro potenziale? Di sicuro no. Poi c’è da capire il perché. Si erano auto-esaltati prima o si sono depressi ora? La mia impressione è che negli anni precedenti avevano in società e in panchina persone in grado di toccare le corde giuste per fare loro rendere di più. Mentre oggi no…”.

Volendo allungare lo sguardo sul futuro, dal nuovo direttore sportivo alla scelta del possibile tecnico, qualora non fosse confermato in panchina Sergio Conceiçao, cosa si augura per il Milan?

“Riassumo la mia speranza in una sola frase: meno intelligenza artificiale, più occhio umano. Io mi auguro che al Milan lavorino sempre più persone di calcio, in grado di riconoscere i talenti e poi farli crescere nelle loro caratteristiche. Perché i dati possono aiutare, ma non spiegano tutto e soprattutto non formano da soli le grandi squadre”.

Fonte – Gazzetta

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