Nel suo lungo girovagare tra stadi e studi televisivi, tra lezioni e partite da commentare, Rafa Benitez s’è preso un’ora e mezza tutta per sé: e sabato, le 18 in Italia, vai a capire quale sarà il fuso orario, Napoli-Inter diventerà anche sua. È il passato che ritorna, ovvio, è una mozione di affetto, il piacere di ripensare a certi giorni: continuando a perlustrare il calcio (e il mondo) in attesa che ci sia una panchina sulla quale accomodarsi per godersi la propria evoluzione, non potrà esserci niente di meglio che Napoli-Inter, il derby di Rafa.
Lei lo avrebbe sospettato?
“Che l’Inter fosse la favorita, certo che sì. Ma anche che il Napoli potesse diventare protagonista, si poteva intuire. Se prendi Conte, hai già fatto un passo deciso per dare un senso alle tue ambizioni. Che poi potesse diventare una sfida-scudetto, la prima di quelle che sono in calendario, questo era più difficile indovinarlo. Ma mi sembra che dall’inizio o forse a campionato in corso in tanti abbiano previsto Inter, poi Napoli e Atalanta. Certo qualcun’altra si è smarrita per strada, ma questi tre nomi sono stati fatti”.
Cosa non mancherà in questa Napoli-Inter?
“La bellezza di due squadre che nel biennio alle spalle hanno dominato senza ombra di dubbio. L’abbondanza del talento. E la qualità tattica, rappresentata da due allenatori che sanno cosa vogliono e lo stanno dimostrando in questa stagione in cui c’è tanto di loro. Non mancheranno le sorprese, sono convinto che sia Conte che Inzaghi, consapevoli dello spessore del proprio avversario, sapranno come provare a stupire”.
Si può definirla decisiva?
“Mi sembra prematuro. Mancheranno 11 partite al termine di questa e ci saranno ancora 33 punti a disposizione. Rimarranno anche scontri diretti importanti, gare di altissimo livello, sfide che non si possono decifrare in anticipo e con un coefficiente di difficoltà notevole. Che sia importante non lo negherà nessuno, che possa essere fondamentale è da scartare: chi dovesse vincere, non avrà messo le mani sullo scudetto; e chi dovesse perdere, non si rassegnerà. Il pareggio farebbe il gioco dell’Atalanta, che comunque resterebbe in corsa a prescindere. È una stagione bellissima”.
Ci può mai essere un favorito in una gara secca come questa?
“Se pensi al valore assoluto dell’organico dici Inter; se pensi a un mese fa, quando ha battuto la Juventus in rimonta, dici Napoli. Se rifletti sul valore del fattore campo, beh, anche in quel caso dici Napoli; ma se ti accorgi che a Conte mancano Anguissa e Neres, assenze pesantissime, allora dici ancora Inter. Mi sembra tutto chiaro per poter sottolineare: match equilibratissimo, come lo fu quello dell’andata; come suggerisce la classifica, un solo punto di distacco è un dettaglio”.
Il miglior attacco ce l’ha l’Inter, con l’Atalanta; la miglior difesa è quella del Napoli, con la Juve.
“E torniamo alla incertezza più assoluta, totale. La indirizzeranno gli episodi, forse, o magari l’intuizione di un singolo, una giocata inaspettata, un colpo da campione, e ce ne sono da una parte e dall’altra, ma più di tutto l’organizzazione”.
I nomi dei personaggi del sabato sera sono i soliti?
“Lautaro ha ripreso a segnare, Lukaku può farlo da un momento all’altro perché certe abitudini non si dimenticano. Il Napoli ha una retroguardia straordinaria e lasciamo perdere l’incidente di Como; l’Inter ritrova anche Thuram e dunque avrà il suo tandem titolare in attacco. Però la differenza è nel lavoro di squadra e vale per l’una e per l’altra. Inter e Napoli sono a 57 e a 56 punti, l’Atalanta poco più dietro a 54, di questo passo a 83 punti ci sarebbe il titolo. Ma chi può dire che una delle tre non possa alzare la media, mettendo assieme un filotto? Ci è riuscito Conte, con sette vittorie consecutive; ne è stato capace Inzaghi, con cinque successi di seguito. Ripetersi ora, in questa fase della stagione, darebbe impulso. E a certi risultati si arriva con il gruppo”.
E dalle idee che in genere nascono in mezzo al campo.
“Napoli e Inter hanno due calciatori che stuzzicano qualsiasi allenatore, per la naturalezza con cui illuminano le partite e per la personalità di cui madre natura li ha dotati. Lobotka e Calhanoglu sono i registi che chiunque vorrebbe avere, bravi nell’impostare, nel difendere, nell’essere leader. Uno, lo slovacco, ha più padronanza nell’occupare lo spazio; l’altro, forse più verticalità e una propensione a trovare il gol, come all’andata. Non dirò che dipenderà da loro, ma è una sfida che incuriosisce e che fa bene al calcio”.
Giocare a specchio, 3-5-2, non vorrà dire annullarsi.
“Semmai cercare gli eventuali punti deboli dell’avversario o anche, direi innanzitutto, esaltare i propri pregi. Sarà una gara piena di strategie, com’è giusto che sia, in cui Conte e Inzaghi avranno modo di tirare fuori il meglio delle proprie squadre. Ma sia il Napoli che l’Inter sanno che non sarà questo il capolinea del loro campionato, vada come vada ci sarà modo per giocarselo, per insistere o reagire. C’è troppo tempo per arrivare alla fine”.