Il primo (virtuale) incrocio tra Pozzo e De Laurentiis in un’aula di tribunale, quella della Fallimentare a Castel Capuano.
Agosto 2004, il mese del fallimento della gloriosa Ssc Napoli. Pozzo, patron dell’Udinese con club anche in Spagna e Inghilterra, presentò un’offerta per rilevare il titolo sportivo, probabilmente sollecitato dal suo ds, l’irpino Marino, che era stato il dirigente del Napoli di Maradona dal 1985 al 1987.
Prima offerta presentata il 18 agosto, due settimane dopo il fallimento. «Metteremmo le nostre conoscenze e la nostra organizzazione a disposizione», spiegò Marino. Poche ore e in quel teatro che fu per molti mesi il post-fallimento del Calcio Napoli, fece la sua apparizione De Laurentiis, produttore cinematografico che cinque anni prima aveva dichiarato di essere pronto a sborsare 100 miliardi di lire per rilevare il club da Ferlaino. Pozzo, pare appoggiato dalla Federcalcio, presentò un’offerta di 23 milioni. Ma poi si ritirò.
Quella “asta”, come ci ricorda Il Mattino, la vinse De Laurentiis, con assegni circolari per 31 milioni, messi sul tavolo del curatore fallimentare Rascio e dei giudici della Fallimentare dagli avvocati Cipriani Marinelli, amici e legali del produttore.
Primo calciatore della Napoli Soccer – così si chiamò la squadra finché non tornò in serie B – l’argentino Sosa, poi da Udine arrivarono anche il brasiliano Toledo e il belga Renard.