Se un giocatore rompe con il Napoli, lo accompagna all’uscita sempre la stessa frase. «Ha chiesto lui di andar via». Prima ancora che il Paris Saint Germain e il Napoli trovino un accordo, è Antonio Conte a spiegare che accade tra le quinte della capolista, a metà campionato.
«Kvaratskhelia ha chiesto di andar via. Sono profondamente deluso, faccio un passo indietro». È nello stile Conte voler parlare chiaro mettendo in pubblico la verità. Cosi facendo ha rivelato anche il suo disagio, perché dopo un mercato di 145,5 milioni da lui in parte pilotato, rischia di lottare in zona scudetto senza un giocatore tecnicamente forte, come il fantasista georgiano, protagonista dello scudetto 2023. Il suo attivo: 85 gare e 28 gol nel Napoli.
Inoltre, per liberarsi da ogni responsabilità, Conte rivela anche i suoi crucci e si mostra rammaricato per aver perso sei mesi con lo scopo di far sentire il giocatore «al centro del progetto». L’allenatore si è persino battuto in estate per far rimanere Kvara a Napoli, come per Di Lorenzo. Ha poi promosso una spedizione di mezza società in Germania con aereo privato per fargli rinnovare il contratto. Conte può solo dolersi di non aver ottenuto i risultati che si riconoscono a Spalletti, al limite di aver gestito con minore fortuna la concorrenza con Neres, ma non sempre si compensano la sensibilità di un tecnico e la fragilità di un giovane straniero, ricco di talento e futuro.
Un valore indiscusso, se è vero che lo aspetta un club importante del calcio europeo, capolista della Ligue francese con ampio distacco sul Marsiglia. È il giocatore che vuole andar via, quindi. Inutile insistere. Rivelare la solita frase è un modo per proteggere la società, scaricando Kvara.
Solo colpa sua? Intervengono però i precedenti a chiudere il “caso Kvara” e ad aprire il “caso Napoli”. Perché questo non è un club per giovani? In due giri di vento, il Napoli ha perso i bomber di uno stesso scudetto. Prima di Kvara «ha chiesto di andar via», solito motivo, anche Victor Osimhen, dopo 108 gare e 65 gol, media 1,66. E ha compiuto 26 anni il 29 dicembre scorso.
Il suo manager Roberto Calenda è andato in auto 12 volte nel ritiro di Rivisondoli per concordare ingaggio e clausola di svincolo. Risultato: Victor è l’idolo di Istanbul, 13 reti finora, secco no a lasciare la Turchia in questo mercato invernale. L’ha sostituito Romelu Lukaku, 31 anni, trenta milioni al Chelsea per l’acquisto, a lui un triennale da sei netti a stagione.
Se la squadra rigenerata dopo caos e anarchia vola ad alte quote, la società deve forse rivedere le sue dinamiche. Con l’acquisto di giocatori maturi rinuncia alla sua capacità di valorizzare e rivendere talenti. Le plusvalenze hanno determinato il 49 per cento del margine operativo lordo, il 51 per cento la spesa corrente.
Con gli anziani si vince meglio, ma quando i giovani di valore «chiedono di andar via» si amministra peggio.
Fonte: Antonio Corbo