Dall’aspetto, sembra un professore di educazione fisica, uno di quelli capace di rubare il cuore alle studentesse. Ama il calcio, ça va sans dire, il tennis e la Ferrari. È poco social e ascolta musica soul americana rigorosamente dai dischi in vinile. «Trap e rap? Non è roba per me». Signore e signori, ecco a voi Sebastiano Luperto, l’altra faccia della difesa del Cagliari. Quanto Mina è teatrale e dirompente, tanto lui è misurato e rigoroso. Ma non meno efficace. «Yerry – sorride Luperto, “Lupo” per i compagni di squadra – è uno di quei calciatori che non vorresti mai come avversario. Come compagno di squadra, invece, è fenomenale».
È un momento felice per il 28enne nato a Lecce, cresciuto calcisticamente a Napoli e approdato in rossoblù dopo un significativo passaggio all’Empoli.
Non solo il Cagliari, dopo la vittoria di Monza, si è rimesso in carreggiata, ma Sebastiano sta per diventare papà. «Nascerà a marzo, è una femmina».
Il nome? «Vedremo». Prima, servirà un dolce confronto con la futura mamma, Fabiana, che il nostro ha conosciuto durante il suo periodo napoletano.
A Napoli la svolta della carriera?
«I primi tempi sono stati duri, in convitto a Castelvolturno, non esattamente il posto più ameno della zona. Ero un ragazzo di sedici anni, la maturazione è avvenuta al terzo anno, con Sarri, quando mi allenavo con la prima squadra».
Era un Napoli fortissimo.
«Davanti avevo gente del calibro di Koulibaly, non so se mi spiego. Però, non ho mollato di un centimetro e in quel momento ho capito che potevo fare la mia strada in Serie A. Sarri è un maestro, un allenatore che ti apre la mente. Mi ha permesso di ampliare il mio bagaglio di conoscenze».
A Napoli la svolta della carriera?
«I primi tempi sono stati duri, in convitto a Castelvolturno, non esattamente il posto più ameno della zona. Ero un ragazzo di sedici anni, la maturazione è avvenuta al terzo anno, con Sarri, quando mi allenavo con la prima squadra».
«Davanti avevo gente del calibro di Koulibaly, non so se mi spiego. Però, non ho mollato di un centimetro e in quel momento ho capito che potevo fare la mia strada in Serie A. Sarri è un maestro, un allenatore che ti apre la mente. Mi ha permesso di ampliare il mio bagaglio di conoscenze».
Anche a Empoli un’esperienza importante, cosa ricordi?
«La promozione dalla B alla A. Era una squadra folle, per quanto era forte. Gabriel, ex Cagliari, in porta, poi Di Lorenzo, Pasqual, Krunic, Bennacer. In attacco, Caputo e Donnarumma, mi semba abbiano segnato complessivamente 50 gol. Andavamo in campo convinti di spaccare tutto. Cosa che accadeva regolarmente».
In A la salvezza con Nicola.
«Quando è arrivato il mister, a gennaio, avevamo tredici punti. Ma è riuscito a riaccendere la luce. È un fenomeno nel trasmettere entusiasmo e i suoi concetti di calcio, liberandoti allo stesso tempo dei problemi mentali che poi si trasformano in energia. Una bella cavalcata verso la salvezza».
Quindi, la chiamata del Cagliari. Come hai reagito?
«Benissimo. Ho percepito non solo la fiducia di Nicola, ma anche quella del presidente, con cui ho avuto un colloquio in videochiamata. È stata la molla che mi ha spinto ad accettare con entusiasmo».
Contenta anche Fabiana?
«È di Napoli, ama il mare, come me. Perciò…».
A Cagliari, buona partenza, flessione, risalita, crisi, rinascita.
«È la storia di tutti i campionati. A Monza siamo scesi in campo tranquilli, nonostante le quattro sconfitte consecutive».
Come è stato possibile?
«Ci ha aiutato la consapevolezza di aver fatto sempre buone prestazioni. Sono queste a darti fiducia quando i risultati non arrivano».
Piccoli ha segnato una rete da bomber autentico.
«La promozione dalla B alla A. Era una squadra folle, per quanto era forte. Gabriel, ex Cagliari, in porta, poi Di Lorenzo, Pasqual, Krunic, Bennacer. In attacco, Caputo e Donnarumma, mi semba abbiano segnato complessivamente 50 gol. Andavamo in campo convinti di spaccare tutto. Cosa che accadeva regolarmente».
In A la salvezza con Nicola.
«Quando è arrivato il mister, a gennaio, avevamo tredici punti. Ma è riuscito a riaccendere la luce. È un fenomeno nel trasmettere entusiasmo e i suoi concetti di calcio, liberandoti allo stesso tempo dei problemi mentali che poi si trasformano in energia. Una bella cavalcata verso la salvezza».
Quindi, la chiamata del Cagliari. Come hai reagito?
«Benissimo. Ho percepito non solo la fiducia di Nicola, ma anche quella del presidente, con cui ho avuto un colloquio in videochiamata. È stata la molla che mi ha spinto ad accettare con entusiasmo».
Contenta anche Fabiana?
«È di Napoli, ama il mare, come me. Perciò…».
A Cagliari, buona partenza, flessione, risalita, crisi, rinascita.
«È la storia di tutti i campionati. A Monza siamo scesi in campo tranquilli, nonostante le quattro sconfitte consecutive».
Come è stato possibile?
«Ci ha aiutato la consapevolezza di aver fatto sempre buone prestazioni. Sono queste a darti fiducia quando i risultati non arrivano».
Piccoli ha segnato una rete da bomber autentico.
«È un ragazzo meraviglioso, a tratti quasi ingenuo, tanto è solare. Ha tutto per sfondare: elevazione, potenza, tiro. Per crescere, a mio avviso, deve solo imparare a fare la scelta giusta nei momenti decisivi dell’azione. Deve essere meno frenetico e più ragionatore. Tutte cose che vengono con l’esperienza».
Ecco, se c’è un prototipo di calciatore ragionatore, mi sembri tu. Sbaglio?
«No, non sbagli. Sono misurato, equilibrato, anche nel modo di stare in campo. È una caratteristica, niente di più».
A Monza, e non solo, si sono messi in mostra anche Zortea e Felici. Cosa ne pensi?
«Sono giovani di qualità, che stanno crescendo. Abbiamo un bel gruppo, che lavora e resta compatto».
Dopo il Monza, il Milan.
«Sfida complicata contro una grande squadra. Siamo sereni, fiduciosi e stimolati dal confronto con una big».
La lotta per la salvezza ha contorni ancora non ben definiti. Qual è la tua opinione?
«In coda, mai come quest’anno, la corsa per restare in Serie A è equilibrata. Dal dodicesimo al diciottesimo posto ci sono solo tre punti di differenza. L’anno scorso erano undici».
Cosa fa Luperto nei momenti liberi?
«Riposo, un disco di Bill Withers, sport in tv».
In cucina chi comanda?
«Fabiana, bravissima, ha imparato dalla mamma, cuoca provetta».
E tu dietro ai fornelli?
Ecco, se c’è un prototipo di calciatore ragionatore, mi sembri tu. Sbaglio?
«No, non sbagli. Sono misurato, equilibrato, anche nel modo di stare in campo. È una caratteristica, niente di più».
A Monza, e non solo, si sono messi in mostra anche Zortea e Felici. Cosa ne pensi?
«Sono giovani di qualità, che stanno crescendo. Abbiamo un bel gruppo, che lavora e resta compatto».
Dopo il Monza, il Milan.
«Sfida complicata contro una grande squadra. Siamo sereni, fiduciosi e stimolati dal confronto con una big».
La lotta per la salvezza ha contorni ancora non ben definiti. Qual è la tua opinione?
«In coda, mai come quest’anno, la corsa per restare in Serie A è equilibrata. Dal dodicesimo al diciottesimo posto ci sono solo tre punti di differenza. L’anno scorso erano undici».
Cosa fa Luperto nei momenti liberi?
«Riposo, un disco di Bill Withers, sport in tv».
In cucina chi comanda?
«Fabiana, bravissima, ha imparato dalla mamma, cuoca provetta».
E tu dietro ai fornelli?
«Me la cavo, soprattutto con i secondi».
Piatto preferito?
«Pasta, patate e provola».
Autentica ricetta napoletana. E per i dolci, pasticciotto leccese o babà napoletano?
«Pasticciotto, tutta la vita».
Non oggi, però. Sabato c’è il Milan, meglio riso in bianco e petto di pollo.
«Pasta, patate e provola».
Autentica ricetta napoletana. E per i dolci, pasticciotto leccese o babà napoletano?
«Pasticciotto, tutta la vita».
Non oggi, però. Sabato c’è il Milan, meglio riso in bianco e petto di pollo.