Eppure non esiste l’età giusta per sentirsi grandi, adulti o arrivati. Neres credeva di avercela fatta quando aveva 22 anni. Brillava con la maglia dell’Ajax, era entrato nel giro della Seleçao e sognava di ripercorrere le orme dei suoi idoli. La strada sembrava in discesa. Percorso tracciato e fin troppa personalità. Scrive il Corriere dello Sport.
Carriera già scritta e look particolari. Poi l’infortunio choc, quasi un anno fermo per la rottura del menisco, è il 2019, la caduta e il tempo necessario per rialzarsi. Furono esattamente 297 i giorni di stop. Un’eternità per un ragazzo che vive di calcio e sognava di scalare la vetta del successo.
Poi il rientro e un’altra tappa che lo segna: Neres va allo Shakhtar da De Zerbi, ma con la guerra in Ucraina il campionato si ferma e il brasiliano non gioca mai. Decide di trasferirsi al Benfica. Due anni di ripresa, le solite giocate e qualche pausa, però il talento c’è, riemerge, e il Napoli se ne accorge.
Neres si diverte ancora come un bambino, ha fatto scorta del suo vissuto che lo ha fortificato, ma intanto è padre e sta per sposarsi. Dopo Napoli-Como, sabato di festa per il primo gol in Serie A, chiese la mano alla sua dolce metà, Kira. Era il 4 ottobre. Un momento toccante, un altro futuro traguardo che segna la distanza tra il ragazzo e l’uomo. Ci si può sentire grandi ma ancora giovani, da calciatori, anche all’età di 27 anni. Senza limiti.