Silenzio, parla Frank. Anguissa, il centrocampista mai banale. Sul campo e fuori. Le sue parola a CrC, riprese dal CdS. Comincia da Udine: «È stata una giocata che proviamo in allenamento. Sono felice di aver segnato, ma soprattutto di averlo fatto in una partita vinta. Quando gioco non penso a fare gol, perché per me la priorità è sempre la squadra. Il centrocampista moderno deve fare tutto, e io provo a seguire ciò che mi chiede l’allenatore: vuole che segni di più, magari otto gol a stagione. Sarebbe bello, ma per me l’importante è aiutare la squadra a vincere». Poi, la sfida di Genova: «Non posso dire come sarà la partita, ma so che dobbiamo pensare prima a noi stessi. È fondamentale restare concentrati sulle nostre giocate e sull’assetto tattico che prepariamo. Siamo noi a decidere le partite». Sulla panchina dei liguri c’è Patrick Vieira, fonte d’ispirazione per centrocampisti come lui. «Lo ammiro tanto, sia come uomo sia come allenatore. L’ho conosciuto a Londra, mi voleva al Crystal Palace quando io giocavo al Fulham. Sabato sarà un piacere rivederlo, è uno bravo, ma voglio vincere».
Anguissa spiazza: «La verità è che non guardo il calcio. Lo vivo. Non seguo le partite dell’Inter o dell’Atalanta, per esempio. Gioco per vincere le nostre gare, il resto non conta. Guardo solo i video con l’allenatore quando prepariamo le partite. È il mio modo di lavorare: la nostra è una squadra che può vincere contro chiunque. Con umiltà e lavoro. Questo è il nostro obiettivo». L’impatto di Antonio Conte sul Napoli è tangibile, anche nelle parole del camerunese: «Mi chiede di non essere pigro, di dare sempre il 200%. È un allenatore fantastico, con richieste precise che variano in base agli avversari. Ci chiede personalità e qualità, come già faceva Spalletti. Difendere insieme è la nostra chiave. Dal primo all’ultimo, tutti contribuiamo: da Lukaku a Meret, nessuno è escluso. Questo approccio ci ha reso la miglior difesa del campionato».
Non è mancato un elogio per i nuovi arrivati: «Gilmour e McTominay sono fortissimi, e anche come uomini hanno tanto da dare. Il lato umano è importante: dopo il calcio c’è la vita. Sono convinto che abbiano tutto per fare bene qui». Parole al miele ne ha avute anche per Lobotka, con cui il feeling è naturale: «Come persona lo adoro. È sempre tranquillo, non parla mai e in campo non ha paura di far cose che in pochi farebbero. Siamo tutti amici, ma il nostro rapporto in campo è speciale, ci troviamo ad occhi chiusi». E dopo un anno “sabbatico”, il risultato è sotto gli occhi di tutti.