Udinese-Napoli per i tifosi partenopei non può che rimandare ai dolcissimi ricordi del 04/05/2023, quando si conquistò il terzo scudetto.
Si è giocata ieri pomeriggio alle ore 18 presso il “Bluenergy Stadium” la gara tra Udinese e Napoli, valida per la sedicesima giornata di serie A. Una sfida tutt’altro che banale sia per i friulani, reduci dalla pesantissima vittoria esterna di Monza, che per i ragazzi di Antonio Conte, reduci da una duplice sconfitta tra coppa Italia e campionato contro la Lazio. Dopo un primo tempo in cui l’Udinese è passato in vantaggio, nella ripresa i partenopei si sono scatenati andando a bersaglio ben tre volte.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- Il grande inganno: il risultato di 1-0 con cui i padroni di casa hanno chiuso la prima frazione aveva generato dei giudizi un pochino esagerati in casa Napoli. La rete subita è sembrata occasionale perché i ragazzi di Conte hanno dominato sia nel primo che nel secondo tempo, peccando solo un pochino troppo in termini di precisione. Tanti ultimi passaggi sbagliati e un pizzico di sfortuna (mi piace parlarne dopo una vittoria) nelle iniziative non devono togliere meriti a una squadra che era ferita nell’orgoglio e che ha chiuso col 70% di possesso palla.
- Il karma: da qualche mese, almeno in termini di quantità, negli stadi sembrano essersi ridotti i cori beceri contro Napoli e i napoletani. Non certamente ieri, dove una parte (ahimè non ristretta) del pubblico friulano ha intonato un PERBENISSIMO “ODIO NAPOLI”. Sarebbe davvero ora di smetterla e ricordarci che lo stadio non è uno sfogatoio per incivili (VALE PER QUALUNQUE FAZIONE). E tra l’altro non deve portargli nemmeno tanto bene visto che, pochi minuti dopo la fase più acuta del concerto, è arrivata la rete del 2-1 del Napoli su…autogol. Quando si dice il Karma!
- La gestione del tempo: dopo le due sconfitte consecutive contro la Lazio i tifosi del Napoli si aspettavano una partita rabbiosa della squadra. Il gol dell’Udinese ha accentuato questo senso di impotenza, portando almeno il sottoscritto a guardare freneticamente il cronometro trasformandomi in una sorta di MAZZARRI (PRIMA VERSIONE MA DA DIVANO). Invece Conte ha continuato a chiedere ai suoi di giocare senza però farsi prendere dall’ansia, visto che di tempo ce n’era. Concetto ripetuto anche negli spogliatoi e applicato anche dopo il pareggio, col Napoli che non è mai andato all’arrembaggio feroce. Come se, sapendo che la panchina era corta, avesse voluto dosare le forze per tutti i novanta minuti. Una scelta che alla fine ha pagato con due reti arrivate nell’ultimo quarto d’ora.
- L’unico abituato: diciamola tutta, nei suoi quasi cento anni di storia il Napoli ha visto calciatori e allenatori che avevano vinto altrove non riuscire a invertire i trend negativi all’ombra del Vesuvio. Uno su tutti fu Carlo Ancelotti che, nonostante sia uno dei tecnici più vincenti in assoluto, rimase intrappolato nelle sabbie mobili della crisi del secondo anno fino all’esonero. Se c’è però una persona dotata della giusta cattiveria per isolare la sua squadra dalle negatività della piazza e’ certamente Antonio Conte. Troppo ambizioso e abituato alle pressioni sia da calciatore che da tecnico per farsi condizionare da un paio di risultati. Se sulla sconfitta di sette giorni c’erano stati degli errori evidenti, il successo di ieri a Udine porta senza dubbio la firma del tecnico salentino. Siamo ancora lì in alto, se poi l’Atalanta (come più volte detto da me la vera favorita per il titolo) non si ferma più potremo soltanto applaudirla.
“A mente fredda” è a cura di Marco Lepore
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