La nuova Juventus tenta di ripartire, in campo e nei propri uffici. La vecchia, però, quella di Andrea Agnelli e Pavel Nedved, che in molti vorrebbero dimenticare e tenere sotto il tappeto, continua a far discutere.
L’inchiesta sui conti bianconeri ha portato alla luce molte zone grigie. Sarebbero stati messi in pratica dei sistemi atti a salvare il bilancio, in una generale condizione di crisi. Manovre e stratagemmi che, sostengono i magistrati, avevano come intento quello di ingannare il mercato.
Parti civili contro la Juve
Tutto in salita per la Juventus, che non può voltare pagina senza fare i conti con il proprio passato (decisamente recente). Il processo sui conti del club bianconero vede imputati la stessa società, ovviamente, così come alcuni ex dirigenti, come Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene. I proiettori sono ovviamente rivolti in direzione di due soggetti in particolare: Andrea Agnelli, presidente al tempo delle presunte irregolarità, e il suo vice, l’ex calciatore Pavel Nedved.
Durante l’udienza preliminare, tenutasi a Roma quest’oggi, giovedì 5 dicembre, è stata avanzata la richiesta da parte di circa duecento soggetti di costituirsi parte civile nel processo. È da tempo che si discute ardentemente di questo processo, considerando l’ormai datata discussione sulla competenza, che ha portato il tutto da Torino (inchiesta avviata dai pm torinesi, per l’appunto) a Roma. Al gup Anna Maria Gavoni sono giunte richieste da differenti soggetti, come: Consob, associazioni di consumatori, fondi d’investimento, azionisti. Tutti in attesa della prossima udienza, posta in calendario per il 27 gennaio 2025.
Nell’inchiesta “Prisma”, le accuse contestate sono numerose. In particolare, ecco le due principali suggerite dall’accusa:
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plusvalenze fittizie;
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manovre sugli dei calciatori (durante la crisi del Covid).
Inchiesta Prisma e accuse
Casi del genere si protraggono nel tempo, il che si traduce in molti mesi tra un aggiornamento e l’altro. È utile, dunque, offrire un quadro generale della situazione. Abbiamo citato le accuse principali ma, come detto, non sono affatto le sole.
La Juventus dovrà rispondere alle ricostruzioni dell’accusa, che la vogliono colpevole di:
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fatture false;
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falsa comunicazione sociale;
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aggiotaggio all’ostacolo alle autorità di vigilanza;
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comunicazioni irregolari alla Consob.
Nello specifico, i bilanci sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sono i seguenti: 2019/2020 e 2020/2021. La Juve è chiamata in causa come persona giuridica e, in quanto tale, le conseguenze del processo potrebbero ovviamente ricadere sul “club attuale”, rivisto negli uffici della dirigenza.
A fronte di un “capitale sociale eroso”, i rappresentati avrebbero fatto in modo di nascondere la verità, nella speranza di poter raddrizzare la barca in tempo. Un processo complesso, che avrebbe visto una “indebita negoziazione del titolo in Borsa”.
Ma perché il tutto si svolge a Roma e non a “casa della Juve”, a Torino? Abbiamo accennato a una questione di competenza, la quale è stata ampiamente dibattuta. La decisione risale allo scorso 6 settembre. Stando alla Suprema Corte, Roma è dove si trova il data server “nel quale il comunicato stampa, emesso dalla Juventus FC Spa è arrivato per essere stoccato e reso effettivamente accessibile al pubblico (20 settembre 2020) attraverso connessione da remoto”.
Il comunicato è quello che vedeva la Juve rendere nota l’approvazione del bilancio al 30 giugno 2019. Gli investigatori ritengono quel documento colmo di dati falsi, che avrebbero ovviamente condizionato il mercato.
Fonte: Virgilio.it