A inizio stagione sembrava fosse destinato a giocarsi il posto proprio con McTominay. Oggi, dopo 14 giornate, Anguissa è uno dei pilastri inamovibili della mediana azzurra. Uno dei (due) dioscuri di Lobotka. L’altro è lo scozzese. Le due mezzeali sono pedine insostituibili nella zona nevralgica e nello scacchiere tattico di Conte. Zambo dal canto suo è tornato ai livelli mostre del campionato dello scudetto e della grande bellezza di Spalletti. Si legge su Il Mattino.
La nuova primavera del 29enne camerunese è cominciata con la ricostruzione partita proprio dalle fondamenta ed affidata all’ingegner Antonio Conte. Il tecnico leccese fin dal primo giorno della sua presentazione a Palazzo Reale infatti ha inserito Anguissa nella ristretta lista dei quattro intoccabili del Napoli da cui ripartire. Un’iniezione di fiducia al “buio” da parte di Conte che è stata manna dal cielo per Zambo. E chissà che non sia servita anche la potenziale “concorrenza” iniziale con McT che all’alba della stagione era in predicato di giungere al Napoli per essere l’alter ego di Frank. Zambo non si è fatto condizionare ed ha risposto da campione.
Ironia della sorte proprio in occasione della presentazione dello scozzese al Maradona, prima della sfida con il Parma, il camerunense ha sfoderato una prova di quantità e qualità impreziosita dal gol vittoria in pieno recupero che ha completato la remuntada sui ducali. Da quel momento è stato un moto perpetuo. Qualità e quantità che fanno rima con Anguissa. Zambo è l’anima e il motore di questo Napoli, un caterpillar inesauribile nella sua zona di campo capace di sradicare palloni in ciclostile dai piedi degli avversari e di far ripartire l’azione per innescare gli attaccanti azzurri.
Un leader in un centrocampo di leader. Un giocatore capace di dosare forza e struttura fisica con una altrettanto eccellente visione di gioco. L’assist vincente per Lukaku a San Siro contro il Milan è soltanto la copertina che luccica di un libro fatto di tante pagine importanti con il Napoli quest’anno. Basti pensare alla trasferta di Cagliari quando salì in cattedra dando il «la» al poker azzurro intuendo un passaggio di Marin in mezzo al campo ed avviando l’azione del vantaggio di Di Lorenzo. La prestazione sontuosa di domenica scorsa all’Olimpico Grande Torino è soltanto l’ultima in ordine di tempo. Insomma un giocatore ritrovato dopo la stagione anonima in cui sembrava l’ombra di se stesso. Il leone camerunense è tornato a ruggire.