Napoli è strettamente legata alle credenze del passato. Ce ne sono alcune divertenti, altre che abbracciano le tradizioni e il culto partenopeo ed altre ancora che hanno a che fare con l’esoterismo. E’ proprio di quest’ultimo ci occuperemo oggi…Le janare erano un gruppo di streghe la cui storia ebbe origine a Benevento, ma si diffuse velocemente anche nel napoletano e nel casertano. Si dice che esse si riunissero intorno ad un albero di noce vicino al fiume Sebeto per celebrare dei riti satanici. La janara, in quanto tale, era un’anziana signora dall’aspetto terrificante, magrissima, quasi pelle ed ossa, con capelli lunghi e molto sporchi. Queste “signore” avevano delle “strane” abitudini, come quella di entrare nelle case dei contadini e causare nei poveretti delle paralisi nel sonno o degli incubi; le prede preferite, però, erano i giovani: si stendevano su di essi per riuscire a soffocarli. Oltre a torturare le persone, sempre nel cuore della notte, in assenza dei contadini, rubavano le giumente dalle stalle per poterle cavalcare sino all’alba per poi farle morire sfinite e, per lasciar traccia di loro, ponevano un segno sulla criniera del povero cavallo. Per i contadini era difficile accorgersi del loro arrivo perché erano completamente trasparenti e si muovevano con il vento. Per difendersi dalle loro azioni malefiche, svilupparono però dei sistemi. Il metodo più diffuso era quello di posizionare del sale o una scopa di saggina davanti a tutti gli ingressi, incluse le finestre. La strega, prima di poter entrare, doveva contare tutti i grani di sale o i rametti della scopa, questo le faceva perdere tempo e all’arrivo del sole fuggiva velocemente. Inoltre, se riusciva ad entrare in casa prima dell’arrivo dell’alba, c’era ancora un modo per sconfiggerla: era sufficiente afferrarla per i capelli, più facile a dirsi che a farsi, e alla sua domanda “che tiene ‘n mmano?” (“che tieni in mano?”) rispondere “fierro e acciaij” (ferro e acciaio). A questo punto non poteva più liberarsi e poteva essere cacciata. Se i contadini fossero riusciti a catturarla mentre era trasparente, la janara avrebbe protetto la casa automaticamente per sette generazioni.
Che dire, anche se la credenza, dipinge la janara come essere spregevole, i partenopei riescono sempre a sorprendere, e a trovare il rovescio della medaglia, infatti, catturandola, da malefica si trasforma in protettrice.
Per saperne di più, è possibile prenotare un visita guidata, il cui percorso parte dal Duomo per poi attraversare i Decumani fino ad arrivare al “MUSEO DELLE TORTURE” e proseguire verso la basilica di San Domenico Maggiore, luogo simbolo perché sede del tribunale dell’Inquisizione al quale il popolo napoletano si ribellò. Magari, chissà, questo viaggio “stregherà” anche le menti più razionali…
Ludovica Raja