Napoli nel ricordo di Diego: “Nato scugnizzo, mai morirà”

Quante vite che ha vissuto Maradona, pure in questi ultimi quattro anni, e quante altre ne attraverserà, scrutando i Quartieri e quei milioni di sguardi posati in uno slargo elevato a Santuario, sotto a un murale che non sgualcisce mai, perché l’intonaco resiste all’usura del tempo, faranno da collante la fede o le lacrime della gente, chi può dire cosa di miracolistico accada!

 

 

Quattro anni o 1459 giorni, ripensando all’ora esatta in cui il silenzio calò sulla terra: e forse fu una notifica sui cellulari oppure l’eco sordo d’un fragore nell’anima, ma non c’è uomo che non ricordi dove fosse e cosa smise di fare nel momento in cui si sparse la voce che Diego s’era arreso e “El Barba” l’aveva chiamato a sé. Erano le sedici, forse un po’ dopo, quando Maurizio De Giovanni lasciò cadere la penna sul tavolo, abbandonò la sua scrittura e s’immerse in quel silenzio che ancora l’accompagna, il 25 novembre e dintorni.

 

Diego è stata felicità, ribellione e un’allegria collettiva che, pur nella memoria, il Maraduno di Edenlandia vorrà far rivivere domani mattina dalle 12: e servirà per starsene un po’ assieme a lui. Lunedì, al quarto anno, Napoli si raccoglierà ai piedi della Curva B di quel Tempio da lui abbagliato e per lui illuminato: “Porta una torcia e accendila per Diego. Nato scugnizzo, mai morirà“. E magari, là dentro, dove venne ambientato un film con lui, rimbomberà l’ode di Nino D’Angelo, che vibra ancora di malinconia in una lettera aperta assai evocativa: “Caro Diego, possono passare altri cento anni, ma tu rimarrai per sempre nel mio cuore. Sei stato il più grande di tutti i pianeti ma sei e resterai un uomo a cui ho voluto bene. Tu sei stato il Calcio. Niente e nessuno potrà sostituirti come uomo e calciatore. Ci manchi, Diego, ti abbraccio forte“.

 

E, potesse, Alessandro Siani lo riabbraccerebbe ancora e a lungo, come quella sera al San Carlo, in “tre volte 10”, il trentennale del primo scudetto, l’elogio del Profeta. “Ed è difficile scrivere qualcosa che possa spiegare la grandezza di Diego. Durante i festeggiamenti del primo scudetto vedere Maradona girare intorno al campo era come assistere al sole che girava intorno alla terra: il buio delle nostre sconfitte lasciava la luce a un giorno nuovo. Quello della nostra vittoria. Grazie Diego sempre“.

Quattro anni dopo, sarà ancora Napoli-Roma: quella volta, era il 29 novembre, Diego s’era appena congedato tra le lacrime che ancora rigano Napoli.

 

 

Fonte: Gazzetta dello Sport

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