Daniel Fonseca Tanti ricordi: «Sono legami forti»
Poi rivela: «Ho rischiato di morire di peritonite due settimane fa»
Conte un amico: il doppio ex guarderà Napoli-Roma dall’Uruguay dopo una brutta avventura
Gli è rimasta la stessa voglia di vincere anche da allenatore. «È un predestinato. Uno dei migliori del mondo. È il Comandante».
E invece Claudio Ranieri chi è? «Il mio padre calcistico: da lui ho imparato molto e con lui sono maturato molto. È stato fondamentale per me e i miei approcci con il calcio italiano. È stato anche molto paziente».
Quando parla di Ranieri c’è sempre l’aggettivo: “Molto”. «Eh, il mister… Mi ha voluto al Cagliari a 21 anni, ha creduto in me e ha avuto tanta, tanta pazienza».
Era tremendo? «No, macché: i primi sei mesi sbagliavo tutto, non riuscivo a tirare neanche in porta… A Cagliari ci è andata bene».
Dal 1990 al 1992: 50 partite e 17 gol. «Sì, e poi mi portò al Napoli. Ricordo che prima di firmare mi chiamava e mi diceva: “Sono tuo padre, non dimenticarlo, non mi tradire, non andare alla Juve o all’Inter”. Peccato non aver avuto continuità, dopo due anni dovettero vendermi».
Ne ha fatte di cose con la maglia azzurra: 31 gol in 58 presenze. E il record di 5 reti in una sola notte di Coppa Uefa: 5-1 al Valencia. Al Mestalla. «Non era facile farne cinque in Europa, quando i portieri potevano usare le mani e i difensori ti menavano per ottanta minuti senza prendere un cartellino. Era il 1992. C’era Ranieri».
Due settimane fa, invece, ha vinto da solo. Cosa le è successo? «Una giornata intera di dolori, senza capire da cosa dipendessero. Poi alle 5 del mattino mi comincia a fare male l’appendice, pareva che esplodesse e alle 7 sono andato in ospedale. Dopo poco ero in sala operatoria, appena in tempo. Appe n dicite e peritonite. Un casino: un’ora e 40 di intervento, in genere dura una ventina di minuti. Sembra una stupidaggine ma ho rischiato di morire. Grazie a Dio ero in Uruguay, con i miei medici, ed è andato tutto bene. Sono felice».
Lo siamo tutti. Lo saranno anche Conte e Ranieri. E i tifosi di Napoli e Roma. «Sono due squadre che ho amato molto. Forse le cose sono andate meglio con il Napoli, ma anche alla Roma è stata un’esperienza straordinaria».
Fantastico Carletto Mazzone. Il mio amico Totti… Poi è arrivato Carlos Bianchi e sono andato via».
E se Totti tornasse a giocare sul serio? «Il Pupone è capace di tutto. Io, però, non penso che sia opportuno, può fare cose più interessanti».
Dicono che i suoi figli Nicolas, centrocampista, e Matias, attaccante, sono sui taccuini di mezza Europa. «Vediamo, vediamo cosa succederà. Nicolas è al River e in nazionale con Bielsa in pianta stabile. Matias, uno stile Lautaro, ci è arrivato da poco. Ora è ai Wanderers. Nessuno dei due tira di sinistro come papà».
Il Tigre è unico. Ranieri com’è, invece? «Sinonimo di certezza. Non lo sento da qualche anno, ma sono felice per lui: merita la Roma per la carriera e anche perché è romano e malato giallorosso. La sua caratteristica è dare certezze, equilibrio a tutti: squadra, ambiente e società. Lo chiamerò presto».
Conte può vincere lo scudetto anche con il Napoli? «Certo. Con Antonio in panchina può succedere di tutto».
E con Dybala e Kvara in campo? «Sono due artisti. I fuoriclasse possono decidere e risolvere. Mi spiace che Paulo sia stato perseguitato dagli infortuni: chi ama il calcio non se lo gode con la giusta continuità».
Attaccanti: Lukaku o Dovbyk? «Eh, veramente forti. Sarà una bellissima partita, tutti hanno bisogno di vincere: il Napoli per il primo posto, la Roma per ritrovare sicurezze e pace».
Fonte: CdS