Da Scampia al Maradona, Antonella Leardi e il ricordo di suo figlio Ciro nel “Ciro Day”

Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ucciso dieci anni fa Daniele DE Santis, detto Gastone, ultras della Roma, avrebbe compiuto in questi giorni 40 anni, e sua mamma, Antonella Leardi, vuole festeggiarlo, come scrive Il mattino.

«Le feste per i compleanni di Ciro erano bellissime, piene di allegria, parenti e amici: ne venivano almeno duecento ogni anno e saranno molti di più stavolta».

I 40 anni del figlio di Antonella Leardi saranno celebrati sabato a Scampia con una partita di calcetto, tra i suoi amici e i tifosi del Boca Juniors che arriveranno da Buenos Aires per ricordare Maradona, l’eroe che unì due popoli. E c’è un artista, Giuseppe Klain, che ha regalato addirittura un’opera: un murale, come quelli che si fanno in onore di cantanti e calciatori. Si avvertirà l’immensa presenza della dolorosa assenza del festeggiato.
Ciro Esposito è morto il 25 giugno di dieci anni fa, dopo 52 giorni di agonia al policlinico Gemelli di Roma. Tifoso del Napoli in trasferta all’Olimpico per la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, era stato ferito gravemente dai colpi della pistola di Daniele De Santis detto Gastone, ultrà della Roma, condannato per omicidio a sedici anni di carcere. «Sabato saremo molti più di duecento», sorride mamma Antonella. Dieci anni fa erano tutti intorno a lei e all’associazione “Ciro Vive”, creata per diffondere un messaggio contro la violenza nel mondo del calcio. «Un fuoco di paglia quelle attenzioni. Con il passare del tempo sono rimasta da sola. Ma sono credente: ricordo quelle settimane e ancora ringrazio chi ha dedicato un solo giorno a Ciro».
Storie di vita, di calcio e di dolore si incrociano tra sabato e domenica, da Scampia, dove è in programma la decima edizione del “Ciro Day”, allo stadio Maradona, dove si giocherà la partita tra il Napoli e la Roma. Senza i tifosi romanisti perché le misure di sicurezza si sono fatte più stringenti dopo la morte di Ciro. La famiglia Esposito da dieci anni continua a leggere striscioni offensivi e ad ascoltare cori vergognosi di ultrà romanisti. «Di loro non mi curo, non valgono niente. Purtroppo ci sono anche napoletani che non hanno compreso il sacrificio di mio figlio». Daniele De Santis, l’omicida, inviò un vago messaggio a mamma Antonella. «Mi chiamò una giornalista per riferirmi che quell’uomo diceva di pensare ogni notte a Ciro… Ma continuava a dire che lui era stato aggredito. Mi arrabbiai perché non si era pentito e non raccontava la verità di quel pomeriggio». Sabato 3 maggio, Ciro che cade a terra dopo essere stato colpito da De Santis. Un’altra pagina di violenza fuori da uno stadio. E gli esempi di ragazzi uccisi e di famiglie stroncate dal dolore non sono serviti. «Perché è l’uomo che è malvagio. Morire per una partita di calcio o per aver calpestato un paio di scarpe griffate: questa è follia», ragiona Antonella sui troppi fatti recenti che hanno riguardato ragazzi di Napoli, morti perché si trovavano al posto sbagliato nel momento sbagliato. Come Ciro. «Ragazzi di 16-17 anni che non sono uomini ma bambini: io ho una nipote di 21 anni e la chiamo ancora nennella… Nel profondo del cuore di certe persone dovrebbe accendersi la luce divina. Troppa violenza in giro, io sono nonna e controllando i cellulari dei miei nipoti vedo di tutto».
La fede ha sorretto Antonella in questi dieci anni. «Mi dà una grande forza. Ma quando metto i piedi a terra non posso più abbracciare mio figlio». C’è un altro Ciro Esposito in casa, ha sei anni ed è il figlio di Pasquale Esposito, il primogenito della famiglia. Ciro ha visto le foto dello zio omonimo, un giorno gli racconteranno la storia del ragazzo di Scampia partito con un gruppo di tifosi per Roma e mai più tornato. Gli ultras della Curva B hanno deciso di ricordare Esposito domenica, prima di Napoli-Roma. Sarà sventolato un bandierone con la sua immagine, invitati tutti gli spettatori di quel settore a partecipare alla coreografia. Ci sarà anche mamma Antonella in curva. «È il regalo che faccio a Ciro perché non ero mai stata allo stadio prima. Anzi, una sola volta, nel 1981, per il mio matrimonio. C’era stato il terremoto e l’ufficio comunale era stato spostato all’interno del San Paolo». C’è la festa di compleanno di Ciro, lei proverà a sorridere come quel giorno”.
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