Amadeus a Il Mattino: “Tifo Inter, ma butto sempre un occhio al Napoli!”

Il conduttore televisivo Amadeus, grande tifoso dell’Inter, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, in cui sottolinea il suo pensiero sulla gara che giocheranno domenica la sua squadra del cuore e il Napoli.

Vorrebbe vincere sempre. Ma stavolta, probabilmente, Amedeo Sebastiani (in arte Amadeus) si farebbe andare bene anche un pareggio. Non lo dice e non lo dirà mai, perché il tifo per l’Inter è troppo forte, ma con una moglie napoletana e un legame così forte con la città partenopea, sotto sotto gli potrebbe andare bene anche un punto a testa. «Sono in tensione per la partita e da interista spero che vinca l’Inter anche perché poi a casa mi sfottono tutti».

Manca sempre meno al fischio d’inizio.
«E ovviamente in casa è una partita che si vive in maniera diversa dalle altre. Ci sono più passioni, sopratutto se vengono a trovarmi i suoceri che sono napoletani e il fratello di mia moglie Giovanna che è grande tifoso del Napoli. Dall’altra parte ci siamo io e nostro figlio Josè che siamo interisti».
E sua moglie?
«Giovanna sta nel mezzo. Ha il cuore sempre napoletano e a questo punto spera nel pareggio così nessuno resta scontento».
Domenica al Meazza ritorna l’ex Conte, che effetto le farà vederlo sulla panchina degli avversari?
«Per me nel calcio sono tutti professionisti. Conte è stato importante per l’Inter ma ora allena il Napoli. Ci sta, capita. Abbiamo vissuto la stessa cosa con Mourinho alla Roma».
Che ricordi ha di Conte?
«L’ho sempre molto apprezzato perché è un allenatore di grande carisma. Non guardo tanto la maglia che indossano i campioni, ma le capacità che hanno. È stato così anche con Cristiano Ronaldo quando era alla Juventus».
A Sanremo ha spesso ospitato campioni del mondo del calcio, ha mai pensato di invitare Conte?
«Quando allenava l’Inter ci siamo sentiti spesso e mi ha fatto i complimenti ma è difficile portare all’Ariston giocatori o allenatori in attività. Magari vengono, poi nel weekend perdono e immaginate le critiche che potrebbero avere. Ecco perché a quei tempi non lo volevo nemmeno mettere in difficoltà».
Ma almeno un messaggino con Geolier prima della partita?
«Magari poi ci vedremo e ne parleremo. Di solito mi mando qualche messaggio con Lazza che è milanista, ma sempre dopo le partite».
Lei non ha mai negato una certa passione per Napoli.
«È vero. Tifo Inter, ma butto sempre un occhio al Napoli. E poi nel 1984 ho fatto il militare a San Giorgio a Cremano e in quei giorni arrivò Maradona. Era un grande campione e a me i campioni sono sempre piaciuti, come Careca. Ci sono giocatori che segui a prescindere. Poi a Napoli ho fatto due finali di Festivalbar a piazza Plebiscito e ho lavorato per più di 5 anni alla Rai di Fuorigrotta. L’hotel Santa Lucia era diventata casa mia. Quando vado a Napoli mi regalano sempre un corno e ne ho una collezione».
Domenica sarà allo stadio?
«Non lo so ancora perché certamente vado a Venezia a vedere mio figlio che gioca con l’Under 16 dell’Udinese. Se torno in tempo sarò in tribuna».
Suo figlio Josè gioca nelle giovanili dell’Udinese.
«Sta inseguendo il suo sogno che è quello di fare il calciatore e la vita è una cosa sempre difficilissima: non aggiungo alcun tipo di pressione. Già gliene ho data nel mettergli il nome di Mourinho. Dico sempre che la prima squadra per cui tifo è quella dove gioca mio figlio. Vivo il calcio in maniera molto british: tifoso sì, ma affascinato anche da altre squadre che giocano bene».
Cosa le piace della “sua” Inter?
«Il lavoro che ha fatto Inzaghi è stato fantastico. Non era facile arrivare dopo Conte perché la piazza era dispiaciuta. Qualcuno era scettico sul suo arrivo ma ha dimostrato di essere un allenatore preparato con le idee chiare».
Se potesse prendere un giocatore del Napoli e metterlo nell’Inter?
«Kvara è pazzesco, mi piacerebbe moltissimo vederlo all’Inter. Lo porterei via anche dopo la partita. Ma tutto il Napoli è tosto. È la squadra di Antonio Conte, una squadra che combatte fino all’ultimo minuto. So bene che tipo di squadre sono le sue: non lasciano nulla di intentato. Lui non ti permette di uscire dal campo se non sei sfinito».
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