Il Mattino intervista Materazzi: «Adoro McTominay, non è la partita scudetto ma è una sfida che può dare certezze a chi vince»

Napoli gli piace, quando può ci viene per trovare gli amici e godere di qualche momento di pace respirando il mare. Ma a Marco Materazzi , ex difensore e bandiera dell’Inter, campione del Mondo con la Nazionale di Marcello Lippi nel 2006, piace anche il Napoli di oggi: quello allenato da Antonio Conte.

Allora partiamo dal passato prima di proiettarci sul futuro. Che idea si è fatto del pesante 0-3 incassato contro l’Atalanta?
«Due idee. Lobotka, soprattutto in certe partite, è determinante. E contro l’Inter il suo recupero diventerebbe fondamentale».

E poi?
«Il Napoli avrebbe e avrà bisogno del miglior Lukaku. Ma Romelu non ha ancora dimostrato che Conte ha fatto bene a insistere così tanto per averlo».

Lei lo ricorderà ai tempi dell’Inter, che tipo di giocatore devono aspettarsi i napoletani?
«Lukaku fonda buona parte del suo rendimento sulla forza fisica, sulla prestanza per far salire la squadra. È comunque un giocatore che al top è in grado di segnare tanto, anche se magari non sempre nelle partite più importanti».

Domenica che ambiente si deve aspettare?
«Quello che il pubblico di San Siro doveva dire a Lukaku, gliel’ha già detto. Di sicuro si prenderà qualche fischio, ma non credo che il focus della partita sarà il suo ritorno».

Si può già parlare di partita scudetto?
«Ne mancano ancora troppe. Di sicuro è una partita che può dare delle consapevolezze nuove o rinnovarle a entrambe. Ma Conte in questo periodo ha ribadito che quello del Napoli è un progetto a lungo termine rispetto a uno scudetto immediato».

Quando Spalletti era sulla panchina del Napoli lei disse che era l’allenatore giusto con il quale aprire un ciclo: oggi lo direbbe anche di Conte?
«Non posso dare giudizi, ma faccio parlare solo i numeri del passato: dicono che Conte è stato solo una volta in carriera su una panchina per più di due anni. Tre stagioni sono sufficienti per aprire un ciclo, se avrà voglia di restare a Napoli sicuramente potrebbe essere un’occasione».

Si aspettava questo suo impatto nel Napoli?
«Mi aspettavo questa incidenza dal punto di vista motivazionale e la capacità di far dimenticare in fretta la stagione scorsa: perché Conte è questo. Ma forse non mi aspettavo che in due mesi riuscisse a raggiungere questi risultati. Sulla metamorfosi mentale non avevo dubbi».

Perché?
«Conte è un allenatore totalizzante: sa essere solo così. Se vuoi lavorare con lui, puoi farlo soltanto in questo modo. È lui che forse non si aspettava una cosa e infatti l’ha detta».

Ovvero?
«Di trovare un gruppo che lo seguisse in questo modo: ha detto che questo è uno dei migliori gruppi allenati in carriera».

Ma se lo ricorda il Conte giocatore?
«Ovviamente. Era uno che aveva certe caratteristiche che mi piacevano molto perché erano un po’ anche le mie: sudore, sofferenza e la giusta cattiveria. E poi era un centrocampista con una intelligenza tattica richiesta per quel ruolo».

Domenica torna al Meazza da avversario dell’Inter con la quale ha vinto uno scudetto: che accoglienza troverà?
«Il tifoso interista è intelligente: conosce Conte e il suo modo di scegliere per la sua carriera. Gli interisti da lui hanno avuto solo cose positive».

Ora su quella panchina c’è Simone Inzaghi e anche lui ha vinto uno scudetto…
«Ecco, lui dovrà essere bravo a dimostrare che anche dopo vari anni sulla stessa panchina riesce ancora ad accendere il fuoco giusto. Continuare a vincere in Italia nello stesso modo non è mai facile. Ma “dentro” l’Inter c’è lui, solo lui può sapere cosa serve rinnovare tecnicamente e tatticamente».

Di recente lei ha detto che Lautaro avrebbe meritato di stare un po’ più su nella classifica finale del Pallone d’oro: è lui l’uomo da temere?
«Lautaro è sempre da temere, però rispetto a quello che si è visto domenica in Napoli-Atalanta, lui là davanti è un punto di riferimento e la coppia Buongiorno-Rrahmani quando ha punti di riferimento è molto forte. Non credo quindi che Lautaro si possa considerare l’unica arma dell’Inter. Poi, è chiaro, gli basta un pallone per segnare e credo che la partita di domenica sarà decisa da singoli episodi».

E allora cosa deve temere di più il Napoli?
«Il fatto che l’Inter può considerare questa partita come un segnale».

Che tipo?
«Non solo sorpasso in classifica ma consapevolezza di essere ancora padrona del campionato. Se l’Inter saprà trovare la giusta forza mentale diventerà un problema per il Napoli».

Ci diceva di Buongiorno…
«È forte. Non faccio classifiche ma è certamente tra i migliori centrali italiani e tra tutti, è quello che ha ancora più margini di miglioramento. Non mi meraviglia che stia facendo vedere queste cose. Aveva messo in mostra le sue qualità già al Torino, dov’era più difficile, e ora le sta confermando».

Chi altro le piace in questo Napoli?
«Adoro McTominay».

Ci dica di più.
«Ogni volta che lo vedo giocare continuo a farmi una domanda alla quale ho già dato una risposta: come ha fatto lo United a lasciarselo scappare?».

La risposta?
«Beh, sono pazzi. Questo perché è un giocatore totale. Lo vedi in difesa aiutare la squadra e 10 secondi dopo è dall’altra parte del campo a tirare. È stato l’unico contro l’Atalanta a riaccendere un attimo il Napoli. Se invece del palo avesse fatto gol la partita si sarebbe potuta sviluppare in altro modo».

Domenica sera ci sarà quasi mezza serie A a guardare Inter-Napoli con occhi interessati.
«Ma attenzione: le potenziali rivali per lo scudetto devono ancora completare un processo. Sicuramente lo deve completare la Juve perché comunque ha avuto ancora troppo poco dai vari nuovi acquisti. I bianconeri hanno le potenzialità per essere pretendenti al titolo, ma devono dimostrarlo ancora. Il Milan fino ad ora è stato troppo ondivago. Se fosse quello visto a Madrid diventerebbe spettatore interessato, ma quella partita ha stupito un po’ tutti, forse tranne Fonseca. Poi c’è l’Atalanta che per suo dna non si mette mai alla finestra a vedere cosa fanno gli altri e va avanti per la sua strada, ma dopo la vittoria al Maradona si è capito che se continua così ha tutto per dire la sua».

Il campione del Mondo Marco Materazzi che pensa dell’Italia di Spalletti?
«Mi piace perché ha saputo rialzarsi. Mi piace perché l’allenatore ha capito cosa serviva per farla rialzare. Mi piace perché i giocatori più esperti sono ancora giovani e i giovani stanno arrivando. E poi il centrocampo: ce l’hai molto forte se puoi permetterti di tenere fuori uno tra Frattesi, Ricci, Barella, Tonali».

 

Fonte: Il Mattino

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