Antonio Conte è intervenuto ai microfoni di “Serie A Show”, programma in onda su DAZN, a margine della vittoria per 2-0 che il Napoli ha ottenuto in casa del Milan. Queste le dichiarazioni del tecnico azzurro.
Mister ora non si può nascondere? “Noi non ci nascondiamo. Dobbiamo realisticamente vedere quello che stiamo facendo. Il rendimento dopo 10 giornate è importante. Detto questo dobbiamo restare umili. Ho le spalle larghe, le responsabilità le accetto perchè ho le spalle larghe. Non ci nascondiamo, noi sappiamo il nostro obiettivo”.
Qual’è l’obbiettivo? “Entrare in Europa, poi se ci arriviamo dalla porta principale meglio. Noi vogliamo che i nostri tifosi sognino, ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra.
Cosa ti piace e ti rende orgoglioso della tua squadra? Mi rende orgoglioso il fatto che nel giro di 4 mesi si è riusciti a far pensare il gruppo con il “Noi” e non con l'”io”. Questo si percepisce in tutto l’ambiente. A Castel Volturno abbiamo creato un ambiente positivo con tutti. Si respira entusiasmo e passione. Sono quelle situazioni che amo e che mi fanno soffrire. Soffro, perchè, le gare le vorrei vincere tutte. Oggi non era facile, perchè abbiamo preparato la partita solo con l’allenamento di Lunedi. Questo è merito della disponibilità dei miei ragazzi. Ai tifosi dico che è giusto sognare, ma dobbiamo essere preparati quando ci sarà qualche battuta d’arresto. Noi vogliamo fare bene per i nostri tifosi.”
Le aspettative? “Sono commisurate sempre al livello della società in cui vai. Io posso dare un’accelerata, ma questo non significa vincere”.
Vincere a Napoli? “Sarebbe qualcosa di incredibile. Ci siamo dati 3 anni di tempo. Siamo partiti di rincorsa. Stiamo ricostruendo e occorre tempo. I miracoli possono accadere una volta. Quest’anno sarà dura”.
Il rapporto con Lukaku? “Io e Romelu abbiamo tanta empatia. Voleva venire a Napoli. Ha rinunciato anche a delle squadre inglesi. Ho un bellissimo rapporto con lui, ma così come ho un bellissimo rapporto con gli altri. E’ bellissimo avere ragazzi disposti a morire sportivamente per una squadra”.