Al Napoli non ci voleva un miracolo, ci voleva Conte

La partita vinta 1-0 dal Napoli contro il Lecce, è stata l’ennesima conferma di quanto già si era intuito a fine campionato scorso. A questo gruppo mancava tremendamente un condottiero in panchina come Antonio Conte. L’unico allenatore, tra tutti i nomi fatti in estate, in grado di risollevare squadra, società e tifosi in un solo colpo e ricompattarli in un corpo unico dopo il fallimento della passata stagione. L’unica identità possibile da mettere in campo, per cancellare “l’autodistruzione” post-scudetto, era quella “Contiana“.

Riappropriarsi del risultato e della vittoria senza badare troppo all’estetica, per tornare in alto il più velocemente possibile. Il Napoli è finalmente una squadra solida, intensa, compatta ed equilibrata. Ma non solo campo, perché il tecnico salentino è anche un grande comunicatore ai microfoni, sa gestire le pressioni, sa mandare i messaggi “a chi vuole” nel modo giusto, e soprattutto sa come si vince.

E non ce ne vogliano i tifosi amanti di Pioli, Italiano e company, ma il loro gioco “laborioso”come lo era quello di Sarri e Spalletti, tanto desiderato da alcuni nostalgici tifosi del Napoli nonostante il primato, era l’ultima cosa che serviva agli azzurri per tornare al vertice. E il primo a capirlo è stato il presidente Aurelio De Laurentiis che ha affidato le chiavi del prossimo progetto triennale al tecnico ex Chelsea. Al Napoli ci voleva un top coach, un mister che riportasse la mentalità vincente, la fame, la rabbia, la prepotenza e la cattiveria agonistica. E così è stato. Lo slogan “Amma Faticà” è entrato nella testa dei calciatori che sono ritornati a credere nei propri valori.

Antonio in pochi mesi ha ricostruito tutto, e ha trasmesso a questa squadra la grinta e la voglia di andarsi a prendere sempre e comunque i tre punti con il coltello tra i denti. E la sua storia che lo dice e lo insegna, ha vinto ovunque sia andato ed è tra i migliori al mondo nel ricostruire una squadra dalle macerie. Poca estetica? Gioco poco appariscente? Pazienza! 

C’è un nuovo modo, tra i tanti possibili, di arrivare alla vittoria. Non sarà spettacolare ma efficace e creativo sì. Perché lo stesso Conte ci ha tenuto a specificarlo in conferenza nel post gara di ieri: “Abbiamo dominato il Lecce, creato tanto e fatto il 65% di possesso palla. Non abbiamo vinto una partita “sporca“, le partite sporche sono diverse, è quando metti l’elmetto, ti difendi e con un contropiede la vinci. Questa è una partita totalmente diversa, non c’entra niente con lo sporco, questa cosa va chiarita. Questa è una partita contro una squadra chiusa e noi l’abbiamo pulita, dall’altra parte hanno giocato una partita sporca. A casa mia si dice confondi l’asso con la figura”. 

Il Napoli ha intrapreso un nuovo percorso, con una squadra strutturata diversamente rispetto agli anni passati. Tatticamente e tecnicamente. Con giocatori nuovi presi dal mercato, forti e con grande carisma come Buongiorno e McTominay. Oppure calciatori che danno un ricambio valido a Lobotka e Politano, come Gilmour e Neres. Se da un lato, con i 150 milioni spesi, le aspettative sono alte, dall’altro il processo di ricostruzione richiede il suo tempo e lavoro assiduo.

La strada intrapresa mette la vittoria e il sacrificio di squadra al primo posto, sopra tutto. Il Napoli, anche se in veste nuova, è tornato a primeggiare. Il calcio di Conte è un calcio essenziale, codificato, cinico e spietato, e per adesso va bene così. Le varianti tattiche si sprecano, dal 3-4-2-1 iniziale al 4-3-3 attuale, versatilità e duttilità sono le parole chiave. Dal tonfo del decimo posto si è passati con una sola estate di lavoro di mezzo, al primo posto in classifica dopo quasi 10 gare di campionato. E la città è tornata a sognare.

22 punti su 27 conquistati.  7 vittorie, un pareggio e una sconfitta in 9 gare, contro il Lecce è arrivato il quinto successo di fila tra Serie A e Coppa Italia. Per la terza volta nella storia, sono state vinte le prime 5 gare disputate al Maradona. Momentaneo + 5 sull’Inter seconda e ottavo “Clean Sheet” stagionale con la miglior difesa del campionato. Non si segna tanto, ma i dati parlano chiaro, la “cura Conte” ha rigenerato tanti giocatori chiave per il Napoli, da Capitan Di Lorenzo ad uno straripante Zambo Anguissa  passando per Rrahmani, fino ad un instancabile “a tutta fascia” Matteo Politano. 

La speranza adesso è quella di ritrovare il miglior Big Rom Lukaku, fin qui deludente nonostante i gol e gli assist decisivi in alcune gare E sarebbe importante ritrovarlo ora che inizia il tour de force decisivo che testerà il reale livello delle ambizioni azzurre. Milan, Atalanta e Inter per il ciclo verità, poi giù la maschera. Ammesso che ci sia…

 

A cura di Simone Di Maro

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