L’intervista – Dalma Maradona: «I napoletani mi fermano per strada per raccontarmi di mio padre. NAPOLI E’ CASA MIA»

Lo vede su tutti i muri. In ogni vicolo. Napoli è una città che parla di Diego Armando Maradona e per Dalma (la sua prima figlia) questa è un po’ una seconda casa. «No, questa è proprio casa mia», specifica emozionata dopo essere rientrata dall’ennesimo bagno di folla e amore per le strade di Napoli. È stata qui insieme a sua sorella Gianinna per ritirare il premio intitolato al papà “Per sempre con Diego”.

 

Cosa la colpisce di più di Napoli?
«L’amore dei napoletani è speciale. Ogni volta che vengo è come se fosse la prima volta. Mi emoziona perché sono abituata in Argentina dove tutti sanno che sono la figlia di Maradona ma mi trattano in maniera normalissima, mentre qui è tutto diverso, tutto più intenso».

 

Ha notato che dopo la morte di suo padre sia cambiato qualcosa?
«Se è possibile ricevo ancora più amore. In realtà è così da sempre, fin da quando ero bambina, ma all’epoca non riuscivo a capire. Ora, invece, mi è tutto chiarissimo. Ed è tutto bellissimo».

Il suo rapporto con la gente?
«È molto spontaneo. La cosa che mi colpisce di più è che chiunque incontro mi racconta qualcosa su mio padre. È incredibile. Tutti hanno un aneddoto della loro vita che li lega a papà. “Tuo madre mi ha aiutato in questa cosa”, mi dice uno. Oppure “Se non ci fosse stato tuo padre non sarei riuscito a fare…”, mi dice qualcun altro. C’è un doppio filo che lega questa città alla mia famiglia e questo per me è meraviglioso. Quando sono venuta a girare il documentario sulla vita di Maradona qui a Napoli è stata un’esperienza unica. Nessuno mi parlava di lui come calciatore, tutti lo facevano come uomo. Credo che questo lascito sia il regalo più grande che mi abbia fatto».

Cosa le manca di più di suo padre?
«Praticamente tutto. È un dolore che si contrappone alla gioia per aver vissuto una vita con lui. Parlavamo tanto e mi manca tutto di lui. Sopratutto mi manca ridere con lui: noi due avevamo lo stesso senso dell’umorismo».

In cosa rivede in lei di Diego Armando Maradona?
«Quando era in vita ho sempre pensato di essere più simile a mia mamma e che ad assomigliargli di più fosse mia sorella Gianinna. Ma ora capisco che io ho tante cose del suo carattere».

Ovvero?
«Sono una che dice tutto quello che mi passa per la testa. È pazzesco, perché da piccola lo criticavo moltissimo quando parlava senza pensare minimamente alle conseguenze, ma poi ora faccio proprio lui».

I napoletani lo amavano anche per questo?
«Probabilmente sì. Ma con gli anni ho capito che quello tra papà e Napoli non è un legame di calcio: è un legame di vita. “Maradona ci ha messo sulla mappa geografica”, mi dicono in tantissimi quando mi riconoscono in città. Questo perché papà parlava di Napoli nel mondo».

Eppure lei non ha mai messo piede nello stadio che è intitolato a lui…
«Il Napoli non ci lascia entrare allo stadio. Avevo chiesto il permesso di mettere piede in uno stadio intitolato a mio padre e me lo è stato impedito. Ci possono entrare i napoletani, ma non noi figli. Anche nel parco a tema “Diego Vive” che è stato aperto qui a Napoli non abbiamo potuto esporre fotografie di papà con la maglia azzurra».

Come mai?
«Non lo so. Non ho mai parlato con De Laurentiis, sempre con i suoi legali. Quando il Napoli ha fatto la maglia con il volto di mio padre noi volevamo che il ricavato andasse in beneficenza come lui avrebbe voluto, ma il club non ha voluto».

Ha festeggiato lo scudetto?
«Ma certo. Io tifo e amo il Napoli e sono contenta che vinca tutto. So che anche mio padre avrebbe festeggiato come un pazzo».

In Argentina è ancora in corso il processo legato alla morte di Diego.
«Stanno facendo le cose troppo male. Dal mio punto di vista non ci dovrebbe volere nemmeno chissà quanto tempo a investigare. Dovrebbe essere un processo facile perché è tutto talmente chiaro. Ma la giustizia è lentissima, in tre anni non è successo niente e la cosa che mi fa più male è vedere quelli che dovrebbero essere i colpevoli ancora tutti tranquillamente al loro posto come se nulla fosse successo. Ma noi siamo fiduciosi e speriamo si possa arrivare al più presto alla conclusione».

 

Fonte: Il Mattino

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