Lo staff
Il “maniaco” Antonio Conte, un uomo senza orologio e quindi senza tempo e né fretta, ha un organico che riflette le proprie filosofie e per abbassare la saracinesca o alzare una diga che protegga la difesa, c’è un lavoro oscuro che appartiene a Cristian Stellini e a Gianluca Conte, due anime di uno staff che a Castel Volturno ha messo le tende e pure i lucchetti, affinché non sfugga via neanche un frame di tutto quello che viene ripetuto durante le sedute degli allenamenti, che rientrano in un cliché collaudato: situazioni da prevedere dopo l’analisi degli avversari, movimenti che vengono memorizzati attraverso le ripetizioni e preventive che non devono mai tradire.
Il martello
Conte è amabilmente ossessionato dal campo, lo percorre in lungo e in largo, lo scruta dalla sua panchina, ci entra e ci esce per indirizzare la linea, tenerla “corta”, evitando che si creino spazi fatali per le imbucate altrui, invoca le distanze che rappresentano i pilastri fondanti per ripartire, per occupare poi la trequarti avversaria, andarla a riempire non solo con Lukaku ma con gli esterni che sostengono la fase attiva e con McTominay che affianca il suo Big Rom. Tutto nasce da là dietro, da quel blocco che ha finito per inaridire gli attacchi degli altri (del Bologna e del Cagliari, della Juventus e del Monza) e a riscrivere le statistiche: 5 gol subiti nelle prime 7 giornate, però appena 2 nelle ultime 6 e uno nell’ultimo mese. No, non è (ancora) la BBC, però sta tentando di ripercorrerne il percorso. Il Ministro governa dall’alto…
Fonte: Gazzetta