L’aumento vertiginoso degli stipendi nel calcio non è solo un fenomeno italiano. In Serie A, negli ultimi dieci anni, i costi del personale sono raddoppiati (come in Bundesliga), mentre in Premier League sono cresciuti del 160% e in Liga del 125%. La differenza sta nel fatto che, durante lo stesso periodo, in Premier anche i ricavi sono più che duplicati, mentre in Italia sono aumentati solo del 45%. Il divario tra la crescita dei costi e la più lenta crescita dei ricavi spiega le perdite subite dai club italiani negli ultimi dieci anni, oltre alla perdita di competitività tecnica che ne è derivata. Questo fenomeno nel mondo del calcio ha due cause principali: una legata all’offerta e l’altra alla domanda. Dal lato dell’offerta, come in altri mercati dell’intrattenimento, le squadre competono per accaparrarsi il talento, che è una risorsa limitata. Se ordinassimo i giocatori in base alle loro abilità, ci sarebbe solo un numero uno, un numero due e così via. Quando aumenta la domanda per una risorsa limitata, il prezzo sale, proprio come succede con l’oro o il petrolio. Nel calcio, il prezzo del talento è rappresentato dagli stipendi, che continuano a crescere senza sosta. L’unico modo per fermare questa crescita sarebbe un accordo tra i club, come un tetto salariale, che però è praticamente impossibile da implementare nel calcio europeo a causa della natura della domanda.
Fonte Corriere dello Sport