Stanislav Lobotka, solo posti in piedi

La gara contro il Como è stata una lezione sul ruolo di playmaker

Quante volte ci è capitato di ammirare Stanislav Lobotka e pensare: “Che forza, che meraviglia di giocatore”. Tante, tantissime volte, e non finisce mai lo stupore perché il 68 del Napoli è fatto così. Capace di incantare e rigenerarsi offrendo sempre prestazioni di livello altissimo. Nella gara contro il Como di venerdì scorso, è andato in scena un vero e proprio saggio di tutte le abilità presenti nel repertorio del centrocampista slovacco. Ad un primo tempo ottimo, ha fatto seguito un secondo tempo stellare culminato con la standing ovation dei 50mila del Maradona.

Dopo il nuovo vantaggio del Napoli del 2-1, Stanley è salito in cattedra e ha dominato letteralmente la mediana azzurra nella ripresa. Tra interdizione e impostazione è diventato l’incubo degli avversari. Pressione, regia e conduzione in fase offensiva, interdizione, recupero palla e tanta corsa in fase difensiva. Lobotka in Napoli-Como era praticamente dovunque, onnipresente, generoso e combattente. Lo vedevi in ogni zona del campo nella sua globalità e intelligenza tecnico-tattica, un playmaker di livello mondiale abile in entrambe le fasi di gioco, nel pensiero e nella pratica.

Un gigante nel saper fare tutto: recupera palloni, corre avanti e indietro, sterza, protegge palla, imposta, lotta e detta i tempi. In fase di costruzione diventa a volte il terzo centrale, abbassandosi e impostando da dietro in aiuto alla linea difensiva. Ma l’elemento che lo rende un calciatore speciale, oltre alla visione di gioco, è la sua capacità, forse unica in Europa, di interpretare il ruolo di regista. Il suo modo di bloccare o arginare una potenziale azione offensiva degli avversari, di essere al posto giusto al momento giusto, di eludere il pressing e sgusciare via palla al piede, condurre palla in progressione e lanciare negli spazi Kvara o Lukaku, fa innamorare i tifosi azzurri e non solo.

Questi i dati della sua partita: 49 palloni toccati, 7 duelli vinti su 7, 2 dribbling riusciti, 8 palloni recuperati, 35 passaggi realizzati con successo su 39 effettuati ( percentuale altissima ). Dati mostruosi all’interno di una partita magistrale, che di certo non svelano adesso il valore immenso di Stanislav, il cui rendimento è sempre stato altissimo nelle ultime 3-4 stagioni. Anche nella scorsa difficile annata, nonostante qualche appannamento, è stato il migliore e l’ultimo a mollare tra gli azzurri.

La cura Conte ha avuto effetto soprattuto su di lui che mai come quest’anno è libero di agire, trovando al suo fianco due grandi compagni di reparto come Anguissa e McTominay, che vanno a completare un centrocampo stellare. Su Conte, ha speso queste parole nel pomeriggio: “Il mister ha cambiato l’atmosfera, siamo affamati di vittorie! Può portarci ad un livello superiore, sia fisicamente che mentalmente”. Parole che testimoniano come ormai il gruppo Napoli sia totalmente “posseduto” dalla mentalità del nuovo allenatore.

L’importanza di Lobotka in questo Napoli è rintracciabile in tutto, dal poco minutaggio di un grande giocatore come Gilmour all’abbraccio con Conte all’uscita dal campo. Stanislav ha giocato tutte le partite fin qui, anche quando c’era da fare turn-over con il Palermo in coppa Italia, lui era in campo. Al suo posto davanti alla difesa. Fabregas se n’è innamorato, Xavi lo voleva al Barcellona, e a tanti, con le dovute e rispettose proporzioni, ricorda un tale Don Andrés Iniesta, che nella giornata di oggi ha annunciato il suo addio al calcio giocato.

Vedere Lobotka entusiasma, fa battere le mani, diverte e impressiona. Riconcilia con il gioco del calcio. Bisognerebbe pagare un biglietto a parte solo per lui, e quando si è arrivati al sold-out continuare a vendere e pazienza se son finiti i posti a sedere. Tanto ci si deve alzare comunque, per applaudire, ringraziare e onorare un calciatore straordinario. Perché un giocatore come Stanislav Lobotka, merita “solo posti in piedi”. 

 

A cura di Simone Di Maro

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