Antonio Conte lo ha fortemente voluto nel suo Napoli. Sin dalla conferenza stampa di presentazione.
Quando prese il microfono e disse: «Kvaratskhelia rimane, non ci sono dubbi. Vi ho dato una notizia? No, l’ha data il presidente ».
Era il 26 giugno. L’indomani il georgiano rispose in modo piuttosto tiepido: «Il mister ha detto che resto? Non lo so ancora, lo rispetto perché è uno dei migliori allenatori al mondo ma voglio prendermi ancora un po’ di tempo per decidere. Io rispetto Napoli, amo Napoli. Ma ancora non so dare una risposta certa sul mio futuro».
Sembra un secolo fa, invece sono trascorsi appena tre mesi. Conte non ha voluto sentire ragioni. È stato lui a dire no all’offerta del Psg: 200 milioni per Khvicha e Osimhen. Kvara non si tocca. E lo ha messo al centro del progetto. È difficile trovare un’azione pericolosa in cui non ci sia il suo zampino. Non è un caso che a Verona, fin qui l’unica sconfitta del Napoli in campionato, il georgiano uscì a fine primo tempo (sullo 0-0) per un colpo alla testa. Anche al Bentegodi subì un trattamento ad personam, come a Cagliari e ieri sera.
Con lui in campo, gli azzurri non hanno mai perso. E hanno subito un solo gol.