L’INTERVISTA – Walter Sabatini a Il Mattino: “Napoli-Palermo partita importante, una sorta di rilancio del Sud”

Walter Sabatini, ex calciatore, allenatore e dirigente sportivo, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, sottolineando il suo pensiero sulla gara di stasera fra Napoli e Palermo per i sedicesimi di finale di Coppa Italia.

Torna il derby del regno delle due Sicilie. Il Napoli per confermarsi anche in coppa Italia, il Palermo per riprendere confidenza con il grande calcio.
Walter Sabatini conosce bene entrambe le piazze e le loro ambizioni. «Sarà una partita importante. Il Napoli, con Conte in panchina, è diventata una squadra molto competitiva. Con giocatori che sono in grande condizione. Il Palermo ha una buona rosa costruita per la promozione in A».
È una sorta di rilancio del Sud nel calcio?
«Assolutamente. Napoli è in crescita esponenziale e Palermo nei miei tre anni da dirigente, di cui conservo ricordi fantastici, ha sempre lottato per la Champions».
Due scuole di pensiero diverse, però. Da una parte una delle ultime proprietà italiane con De Laurentiis e dall’altra la multinazionale britannica City Group.
«Ormai le invasioni dei lanzichenecchi sono completate».
In che senso?
«Siamo stati espropriati del calcio in Italia. E sotto certi aspetti, lo dico con un filo di ironia, dobbiamo pure ringraziarli perché mettono soldi nel circuito e surrogano le vacatio presidenziali. Perché a parte De Laurentiis e Iervolino non ci sono più presidenti italiani. Le aziende non esprimono più i vari Moratti, Pellegrini… Io sono “tifoso” dei presidenti italiani, naturalmente. Oltre che del più grande dirigente calcistico del secolo che è Adriano Galliani, che è una sorta di patron in pectore».
Presidenti in via di estinzione, quindi?
«Purtroppo, si. Ci sono investimenti consistenti dalle multiproprietà che vengono dirottati nel calcio che poi diventa una specie di bancomat. Facendo una politica oculata e corretta da un punto di vista della conoscenza, le plusvalenze sono una specie di garanzia».
In ogni caso modelli diversi, ma solidi che rappresentano l’apice nel sud Italia?
«Due città, Napoli e Palermo, che il calcio lo esprimeranno sempre. Due piazze che vivono il calcio, come diceva Diego, come un fattore di salvezza. Una necessità per i bambini che devono giocare e che magari non hanno molto altro. Il calcio a queste coordinate è sempre al primo posto nella testa della gente. E il segreto del calcio è proprio questo. Ci vogliono città così per fare calcio».
Pregi e difetti?
«Il vantaggio è la velocità decisionale del presidente che diventa interlocutore unico: per chiudere un’operazione insomma basta una telefonata. Le multinazionali, invece, tra consigli di amministrazione e consulenti vari sono più distanti oltre ad avere un distacco dal calcio reale e dall’allenamento che è molto nocivo. Basta guardare cosa accade a Roma con i Friedkin che non sono quasi mai andati a Trigoria».
Quali sono stati i grandi colpi del Napoli quest’anno?
«Mi piace molto Neres: un giocatore che entra subito in partita e determina molto. Da un punto di vista di consistenza invece dico McTominay: un giocatore che è una garanzia di risultato. Un grande acquisto dalla grande personalità e forza fisica. Il Napoli ha fatto una campagna acquisti importante. Gli manca solo Lukaku al top e poi può puntare in alto».
Più facile che il Napoli vinca lo scudetto o che il Palermo salga in A?
«Domanda da traditore. Statisticamente più facile che i rosanero vadano in A per mera statistica (ne salgono quattro). Ma non sarei meravigliato che il Napoli arrivi fino in fondo. L’Inter resta la più forte anche se quest’anno non c’è più quel divario dell’anno scorso. Tutte le altre grandi possono ambire allo scudetto. Il Napoli prima di tutte».
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