Dino Zoff: “Conte porterà in dote risultati interessanti, ma occhio al fattore campo”

Nell’ intervista concessa ai microfoni de Il Mattino, il primo pensiero è per Totò Schillaci. Il suo addio ha commosso Dino Zoff. «Una volta mi definì un secondo padre. Questa cosa la ricordo con grande orgoglio».
In effetti, quando sbarcò a Torino il monumento del nostro calcio lo difese da tutto e da tutti. «Altro motivo di orgoglio fu l’annata che fece con me alla Juventus. Una stagione magica che lo portò dritto dritto in Nazionale e a quelle indimenticabili notti magiche».
Perché Zoff fu un padre per Totò?
«Perché privilegiai il rapporto umano rispetto a quello professionale. Veniva dal Messina, era molto timido, parlava poco. Soffrì parecchio l’impatto ambientale. Un pomeriggio lo presi sottobraccio, gli parlai a lungo dicendogli che la tranquillità sarebbe stata il suo miglior alleato se davvero voleva sfondare ad alti livelli. Trovammo un feeling immediato, in quella squadra allenavo fior di campioni ma lo feci subito titolare e lui seppe ricambiare alla grande, segnò tanto e il nostro campionato andò più che bene».
Quel pomeriggio se lo ricorda ancora?
«Sì, dopo una brutta partita al vecchio Comunale. Guardava la tribuna e abbassava gli occhi, soffriva la presenza dell’avvocato Agnelli. E quella di Boniperti. Gli dissi: smettila di guardare gli spalti, i tifosi sono tutti uguali, in tribuna come in curva, pensa a giocare. Il Napoli con Maradona, il Milan con Van Basten, l’Inter con Matthaeus ma io più lo allenavo e più mi rendevo conto delle sue potenzialità, aveva un fiuto pazzesco sotto rete. Caratteristiche che confermò appena venne convocato in Nazionale per Italia ’90. Diciamo che lo aiutai a sbloccarsi e di questo mi ha sempre ringraziato. Io lo ringraziai perché segnò 15 reti aiutandoci a vincere coppa Italia e coppa Uefa, quando esplose al Mondiale non rimasi sorpreso per niente».
Anche la Juventus lo ricorderà oggi prima della sfida contro il Napoli. Poi si penserà al campionato.
«Totò se n’è andato troppo presto, è stato un dispiacere enorme. Il campionato? Sì, credo che vedrò la partita del Napoli, dopo quattro giornate possiamo iniziare a capire qual è lo stato di forma di queste due formazioni».
I bianconeri hanno il morale dalla loro parte dopo la netta vittoria in Champions. Molti sono rimasti impressionati dalle prodezze di Yildiz contro il Psv.
«Il turco possiede numeri interessanti e sta cominciando a metterli in mostra. Le premesse mi sembrano buone, è chiaro che adesso ha bisogno che gli venga confermata la fiducia, nel senso che deve continuare a fare il titolare. Buono l’inizio, vediamo cosa farà nelle prossime partite».
Il Napoli ha Conte in panchina. Un passato che non si dimentica e un futuro che forse gli appartiene. Da doppio ex, fa qualche effetto particolare vedere un simbolo bianconero sulla panchina napoletana?
«I tempi cambiano, il calcio cambia. Non è più come ai miei tempi quando ci si legava a un solo club. Adesso calciatori e tecnici sono professionisti, guadagnano tantissimo, è difficile vedere in giro le cosiddette bandiere: ci si sposta per necessità, per obbligo, per scelte delle società».
Del resto, a proposito di bandiere, basta guardare cosa è capitato a Roma con De Rossi.
«Anche le esigenze sono mutate, mi riferisco ai risultati che oggi hanno altra importanza e viaggiano su ritmi più incalzanti. Puoi essere stato una vera bandiera e avere grande considerazione ma se poi i numeri non sono buoni, si cambia».
Il Napoli è inciampato alla prima e poi ha fatto tris.
«Si sta riprendendo, il percorso però sarà lungo come è ovvio che sia quando si cambia la guida tecnica. Conte è un ottimo allenatore, sicuramente porterà in dote risultati interessanti. Non inganni però la vittoria di Cagliari: il risultato è stato netto ma non ha rispecchiato per intero quello che si è visto in campo».
Il pronostico di Zoff?
«Non ne faccio perché mi riesce difficile. Però il fattore campo potrà favorire la Juventus».
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