L’INTERVISTA – Sacchi a Il Mattino: “Conte ha la mia stessa passione. E’ capace di crescere e migliorare se stesso e chi gli sta attorno”

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan e della nazionale italiana, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, sottolineando il suo pensiero sul Napoli e sul nuovo allenatore Antonio Conte.

«Ha sempre avuto la mia stessa ossessione per il lavoro. E non è un caso che è stato uno dei pochi della Juventus che volli con me a Usa 1994. Io non lasciavo nulla al caso e lui è uguale: la stessa passione per il calcio, la stessa convinzione che solo il lavoro ti consente di arrivare in alto».
Arrigo Sacchi incorona Antonio Conte sulla panchina del Napoli. A due giorni dal big match con la Juventus, il vate di Fusignano parla del tecnico leccese, delle ambizioni degli azzurri e del campionato appena iniziato.
Sacchi, la serie A ha recuperato un grande allenatore?
«Uno capace di crescere e di migliorare se stesso e chi gli sta attorno stagione dopo stagione. Uno che punta sempre a fare un passo in avanti: in poche giornate il Conte napoletano ha già fatto vedere di essere diverso da quello interista. Nel mezzo c’è stata l’esperienza al Tottenham che gli sarà servita per accumulare altre conoscenze».
L’uomo giusto al posto giusto?
«La panchina del Napoli è un posto meraviglioso, perché il popolo dei suoi tifosi trasmette una forza straordinaria. E io l’ho vissuta da avversario e ho sempre ammirato la loro competenza e il loro legame con la squadra. Ma ovvio, dopo una stagione così complicata, piena di situazioni da sistemare, serviva una scossa, un uomo che non scendesse a compromessi. Esattamente come ero io. Poche chiacchiere e tanto lavoro in mezzo al campo. Dai momenti difficili si esce solo così».
La notte del Napoli è alle spalle?
«Lui è un grande motivatore, è una certezza. Domenica a Cagliari parlava di una squadra che doveva sporcarsi le ginocchia perché gli era chiaro da prima quello che sarebbe successo contro i sardi. E contro la Juventus lo vedo già impegnato, grazie all’esperienza accumulata, a immaginare i vari scenari».
La Juventus con Thiago Motta pure vuole iniziare un altro ciclo.
«Finalmente, dopo anni di tattici, i bianconeri hanno in panchina uno stratega. Uno, cioè, che è convinto che il possesso di palla, la ricerca del gioco dà gioia ai tifosi, è alla base di tutto. L’ho conosciuto a Bologna, dove ho voluto assistere ai suoi allenamenti: è una Juve giovane che, per questo, ha degli alti e bassi che in una fase come questa possono anche essere prevedibili».
Conte è un tattico o è uno stratega?
«È un vecchio tattico che ormai sta diventando uno stratega. D’altronde, è uno che ama imparare. Che non si ferma mai. Mi colpì il fatto che dopo ogni allenamento con me, in un quaderno, si appuntava tutti i vari esercizi. Già sapeva che sarebbe diventato allenatore. Lui ama aggiornarsi, gli piace stare davanti a tutti. E non ha mai lasciato nulla al caso, come calciatore e anche come allenatore. Ed è bella un’altra cosa: quella passione che lui ha per il calcio, la trasmette alla sua squadra».
Può fare la storia a Napoli?
«È uno che ti fa vincere gli scudetti, c’è poco da fare: ha valori etici e morali di altissimo livello. E ho sempre ammirato la professionalità, l’impegno e il fatto che non si accontenti mai. È uno di quegli allenatori che danno la vita per il suo club. E pretende lo stesso dal club e dalla squadra. Poi Napoli non è diversa dal resto d’Italia: quando le cose vanno bene tutti ti esaltano, quando vanno male si inizia a sparargli addosso».
Lukaku oppure Osimhen?
«Per il Napoli il meglio è quello che ha scelto il suo allenatore. La cosa più importante in questa stagione è che la ricostruzione degli azzurri parte senza la Champions: vero, mancano tanti soldi, ma la Coppa ti logora la testa, ti mangia le energie. Diciamo che tra la Juve che ha giocato con il Psv martedì e il Napoli che si è allenato pensando solo alla gara di sabato, c’è un piccolo vantaggio per Conte».
È curioso di vedere come andrà a finire?
«Le squadre di Conte migliorano sempre, soprattutto se i presidenti danno ascolto ai suoi consigli: Antonio è uno che non si accontenta mai. E fa bene. E chi lo ingaggia sa bene cosa porta a casa. Come era con me, ha il fuoco dentro. Si fece male al ginocchio contro la Georgia, una delle ultime mie gare da ct, e vidi subito in lui la determinazione a ritornare in campo velocemente. È rimasto quello di allora. Io vedo una bella lotta per lo scudetto e chiedo una sola cosa ai tanti allenatori: fateci divertire».
Dicono che, come lei, i suoi allenamenti siano logoranti.
«Poi si scordano di ricordare che Maldini si è ritirato a 42 anni, Baresi a 40, Costacurta a 41. Evidentemente allenarsi non significa massacrarli».
Si è spento l’eroe di Italia ‘90, Schillaci.
«Un grande dolore. La prima volta che lo vidi ero al Parma e lui al Messina e mi fece gol. Uno dei volti più famosi del nostro calcio».
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