Nino D’Angelo: “Conte, un mastino, il miglior acquisto degli ultimi vent’anni!”

«Antonio Conte è il migliore acquisto che ha fatto il Napoli». Parola di Nino D’Angelo. Lo conferma ai microfoni de Il Mattino. A giugno era stato lui, in anticipo pure sulla stampa specializzata, a dare la notizia che Conte sarebbe stato il nuovo allenatore del Napoli. Lo fece dai suoi canali social: «Ho sperato tanto che venisse ed è successo, mi piace pensare di aver portato fortuna». All’indomani della roboante vittoria in trasferta a Cagliari, nella settimana che porterà gli azzurri in casa della Juventus, il ragazzo della curva B, l’autore dell’inno della squadra e tifoso numero uno del Napoli, fa capire perché l’ingaggio del tecnico salentino è stata la mossa più azzeccata: «Un mastino. Uno senza giacca e cravatta. Con i giocatori fa come mia madre quando mi comportavo male: diceva “stasera abbuschi” e io mi rimettevo in riga».
Maestro, lei è un fautore dell’arrivo di Conte sulla panchina del Napoli.
«Il migliore acquisto degli ultimi 20 anni. Dà mentalità alla squadra e tiene testa con personalità alla società. Guardate a quale campagna acquisti ha costretto Aurelio De Laurentiis: oltre 150 milioni! E mica è facile avere a che fare con don Aurelio. Per carità, ha sempre speso tanto, ma quest’anno, senza coppe e con la mancata cessione di Osimhen, non era scontato. Conte si fa rispettare: chiede tanto e dà tantissimo».
Già la convince il suo Napoli?
«Dopo una vittoria così, un 4 a 0 in trasferta, sto col cuore nello zucchero. Ma deve crescere ancora tanto, ieri il Cagliari ha sfiorato il gol e meritava il pareggio momentaneo. A un certo punto è cambiato qualcosa, come se Conte avesse dato il famoso segnale con cui scatenare l’inferno. E i ragazzi si sono trasformati. Secondo me negli spogliatoi li ha minacciati, come faceva mia madre quando facevo tardi sul campetto di calcio: bastava una sua parola e correvo a casa. Così lui, li avrà strigliati e loro hanno dato il meglio».
Quale giocatore l’ha convinta?
«Tutti: Meret che è un signor portiere, ma anche Di Lorenzo e Politano tornati ai tempi migliori; pure i nuovi acquisti mi convincono, McTominay è un cavallo di razza e Neres ha un piede fatato. Una dedica speciale per Mazzocchi: quando un ragazzo di Barra si afferma è qualcosa di magico, mi commuove».
E Lukaku?
«Mi sto vendicando con tutti gli amici milanesi che dicevano che ci eravamo presi un “purpo”, ora si staranno mangiando le mani».
La cura Conte sta producendo effetti in tutta la piazza.
«Sta facendo crescere anche i tifosi. Prima quando avrebbero digerito una vicenda come quella di Osimhen? Ricordiamo cosa accadde con Higuain, Insigne e Mertens? Oggi invece ci fidiamo di lui. Se dice che questa è la formazione è cassazione. Un salto di qualità che mette a tacere tutti i tecnici improvvisati di una città e una tifoseria calda ed esigente come la nostra. E poi c’è altro: oggi Napoli merita proprio un grande uomo di calcio, un profilo internazionale come lui. Siamo eredi di una storia di bellezza, oggi l’immagine della città vola in tutto il mondo e ci voleva un vincente come Antonio, apprezzato in ogni stadio d’Europa».
Eppure quando è arrivato ha volato basso, esordendo con “amma faticà”.
«Frase eccezionale. Prima di tutto ha detto “amma” e non “ata”, ovvero lui sarebbe stato il primo a darsi da fare. La leggo come una petizione al sacrificio: dopo quell’annata terribile del 2023-24 bisognava dare una svolta. Da uomo del Sud sa che noi abbiamo una cultura del lavoro duro, sofferto ma in grado di ripagare gli sforzi».
Siete amici, con Conte?
«Ci stimiamo molto. So che lui è un mio fan; insieme a Moriero, ai tempi del Lecce, metteva le cassette con i miei brani nel pullman della società. Me l’ha detto lui nelle varie occasioni in cui ci siamo visti. Mi piace la sua ossessione per la vittoria, la grinta e la furia agonistica».
Quale canzone gli dedicherebbe?
«Sicuramente “Senza giacca e cravatta”. Da noi può permettersi di stare nel suo abito più semplice, ai tempi della Juve magari no, là ci sono più obblighi di immagine. Qua invece si rivela per quello che è: uomo del Sud, terrone e fiero di esserlo, come me, da sempre. Ma è anche elegante, è il comandante della nave».
Vogliamo sbilanciarci in qualche pronostico?
«No, per carità, andiamo partita dopo partita. La prossima è con la Juve: c’è poco da fare, non è mai una partita come le altre. Anche io faccio differenza tra quando canto su un palco qualunque e quando sto all’Olympia di Parigi o nel mio stadio, il “Maradona”: in questi casi scatta l’adrenalina».
A proposito, potrebbe tornare a cantare al “Maradona”, la prossima primavera, per una eventuale vittoria?
«Magari. Ma per ora chissà, siamo appena alla quarta giornata. Sicuramente voglio rientrare in coppa, che malinconia questi mercoledì di Champion’s senza Napoli… se meriteremo altro si vedrà. Come ha detto Conte: teniamo i piedi per terra».
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