P.P. Marino: “ADL, un imprenditore illuminato che non ha pagato il noviziato”

Cinque anni fianco a fianco. Pierpaolo Marino conosce Aurelio De Laurentiis dalla primissima ora, ovvero da quando il patron del Napoli si affacciava per la prima volta al mondo del calcio. Poi le loro strade si sono divise, ma Marino non ha mai smesso di tenere d’occhio l’operato del suo ex presidente e i risultati in campo del Napoli. La sua intervista a Il Mattino: 

 

Giovedì De Laurentiis ha parlato di Napoli come «Ultimo baluardo in un calcio che non rispetta le regole»: che modello è quello del patron del Napoli?
«Aurelio è un imprenditore che viene da un’azienda tutt’altro che tipica come il cinema, ma è entrato nel calcio totalmente a digiuno dei concetti più elementari. In quei 5 anni vissuti insieme siamo passati dalla serie C alla serie A e l’ho orientato molto. Diciamo così: sono stato molto generoso».
Che tipo di imprenditore ha trovato?
«Ho scoperto un uomo arguto e attento. Ha avuto l’intuizione di come poter espandere il calcio ai diritti di ogni genere: dalla tv a quelli di immagine. Ha imparato in fretta il meccanismo basilare del calcio».
Ovvero?
«Equilibrio finanziario e sostenibilità. Sono queste le capacità attraverso le quali il suo Napoli è diventato un esempio. Il modello si regge su delle buone intuizioni di mercato e buona gestione del marketing. Sono i due fattori che ogni anno permettono di aumentare il fatturato del club».
Come definirebbe De Laurentiis?
«Un imprenditore illuminato che non ha pagato lo scotto del noviziato nel calcio, cosa tutt’altro che scontata».
Fa bene a parlare di Napoli come modello da seguire?
«Assolutamente sì. E in effetti in serie A non è nemmeno l’unico esempio».
Ci spieghi.
«È vero che il Napoli ha vinto lo scudetto tenendo in regola i conti, ma per squadre come l’Empoli, l’Udinese o il Verona, che hanno bacini di utenza decisamente meno abbondanti, il successo è anche quello di confermare la categoria senza indebitarsi».
Il segreto di De Laurentiis per questa gestione così attenta?
«Non ha mai fatto il passo più lungo della gamba».
Secondo lei come ci è riuscito?
«È stato aiutato dal fatto che non è arrivato come appassionato o tifoso. Questo gli ha permesso di mantenere la freddezza dell’imprenditore e rispettare certe regole fondamentali per le aziende tipiche: equilibrio di gestione, costi che non devono superare i ricavi».
Le metteva paletti nella gestione dell’area tecnica?
«Assolutamente no. Mi ha dato piena autonomia: eravamo come due fratelli. Insieme abbiamo lavorato benissimo e infatti i risultati sono arrivati. Io ho improntato la gestione dei costi in maniera perfetta».
Come faceva a trattare i giocatori con la clausola dei diritti di immagine?
«Ammetto che qualche trattativa è saltata per i diritti di immagine ma al 99% riuscivo a farli accettare. D’altra parte tra i procuratori c’era un passaparola importante: sapevano cosa significava arrivare a Napoli e le prospettive che si aprivano per i loro assistiti».
Oggi riparte il campionato dopo la sosta per gli impegni delle nazionali: cosa si aspetta alla ripresa?
«Un Napoli forte che sappia rispondere alle aspettative con i risultati».
Le è piaciuta la gestione del mercato estivo?
«Non si possono che fare i complimenti al presidente e al club per come hanno ristrutturato la squadra. Certo, l’operazione Osimhen poteva essere gestita prima e meglio, ma ciò nonostante sono sicuro che gli azzurri daranno fastidio all’Inter».
Merito dell’effetto Conte?
«Antonio è stato basilare. Con il suo carisma e la sua capacità manageriale ha incoraggiato De Laurentiis a investire sul mercato in maniera ragionata e decisa».
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