Mario Rui è rimasto l’unico separato in casa nelle fila del Napoli. Un autentico giallo. Un mistero che, dopo la soluzione del «caso» Osimhen e il reintegro di Folorunsho, è destinato a tenere ancora banco nell’ambiente azzurro.
A meno che non arrivi una soluzione last minute, così come accaduto per Osi ma che – al momento – sembra ipotesi abbastanza peregrina nel caso del portoghese. Una vicenda, quella di Mario Rui, che ha lasciato comunque tutti scontenti e che potrebbe avere ancora degli strascichi.
Tutto nasce nell’ultima campagna di mercato del Napoli. Il difensore portoghese era in uscita, ma le valigie non hanno mai superato la soglia del suo appartamento. Prima, durante e dopo il giocatore è finito ai margini, continua ad allenarsi lontano dalla rosa azzurra ed è da tempo fuori dal progetto di Antonio Conte. Fin qui nulla di clamoroso, sopratutto se il tutto fosse giustificato da un lato dalla difficoltà di collocare un giocatore altrove e dall’altro da (legittime) scelte tecniche di un allenatore: del resto le dinamiche del mercato sono sempre molto delicate e incerte. Nel caso di Mario Rui non è andata così. Si legge su Il Mattino.
O almeno il problema non è certo questo. Il rebus è relativo ai continui rifiuti del giocatore portoghese di accasarsi altrove, nonostante i ripetuti tentativi del Napoli e sopratutto del suo stesso manager (Mario Giuffredi, con cui i rapporti si sono raffreddati fino a raggiungere i minimi storici), di trovargli una collocazione adatta che potesse essere soddisfacente per tutti e sotto tutti i punti di vista. E invece niet. Nulla. Zero assoluto. Il calciatore mancino, 33 anni a maggio scorso, tra i protagonisti dell’ultimo scudetto con la maglia del Napoli a cui Spalletti aveva dato il soprannome di «Maestro», pare abbia rispedito al mittente tutte le proposte arrivate sotto il suo naso.
Una lunga lista di club stranieri, alcuni anche da oltre oceano, che è stata stralciata dal calciatore senza colpo ferire. A quanto pare, Mario Rui avrebbe gradito rientrare in madre patria per accasarsi ad un top club portoghese come il Benfica o lo Sporting Lisbona. Nulla qauestio, ci mancherebbe. Legittimo, comprensibile, che un giocatore voglia provare ad avvicinarsi a casa negli ultimi anni della sua carriera.
Ma se non ci sono le circostanze e se bussano alla tua porta squadre del calibro di San Paolo, Nizza, Lille, Valladolid, Basaksehir ed Aris sarebbe stato opportuno almeno «aprire» le porte alle trattative. E invece il giocatore pare abbia rifiutato ogni tipo di ammiccamento. In alcuni casi nonostante l’ingaggio offerto da alcuni di questi sei club sarebbe stato addirittura più alto – e con un prolungamento del contratto – di quanto percepisce attualmente all’ombra del Vesuvio (2 milioni a stagione compreso bonus).