Trenta minuti: è il tempo servito a Romelu Lukaku per conquistare Napoli. Rom è piombato sulla scena del Maradona in forte ritardo (di mercato), ma con i tempi scenici perfetti: entra con la squadra sotto di un gol, la scuote con la sola presenza, pareggia e poi fa festa con tutta la squadra.
Con qualche rischio a coté, per carità: la scena di lui, un corazziere con il fisico da colosso che esultando salta a fare petto a petto con Neres che gli rimbalza letteralmente addosso, ha strappato molto più di qualche sorriso. E una conferma: con due allenamenti nelle gambe e una partita vissuta a metà, Lukaku è già uno del gruppo. Uno della squadra. Il centravanti tanto atteso da tutti, mica soltanto da Conte, che ha coperto il grande vuoto di potere al centro dell’area e che ha raccolto l’eredità dell’uomo con la maschera (Osi). I paragoni sono antipatici? Magari è vero. E questo, tra l’altro, non è proprio il momento di metterli in piedi: non esistono i termini, non è ancora l’epoca. Ma una cosa è certa: l’impatto di Rom sulla squadra e la città, su Napoli e il Maradona, è stato Big. Come da copione.
Fonte: CdS