«Le scuse di Conte? Se le ha fatte è perché avrà visto che la squadra non ha combattuto, non ha lottato come avrebbe dovuto, non ha dato il massimo. Per questo un allenatore come lui ci mette la faccia e chiede scusa. Anch’io avrei fatto lo stesso vedendo certe cose».
Cesare Prandelli è uno dei grandi saggi del nostro calcio. «Non allenerò più, l’unica panchina su cui mi siederò sarà per vedere i miei nipoti». Eppure aveva previsto tutto nel 2014: «Il sistema è malato, non c’è voglia di risanarlo. Figc e Lega pensano ai conti economici e non al calcio: ci sarà un motivo se continuiamo a vincere con le nazionali giovanili ma poi quei campioni spariscono di scena. C’è bisogno di un’autentica rinascita». Ecco, l’uomo giusto per dare una mano a Gravina in questa fase.
Prandelli, il Napoli è partito davvero male.
«Ma non è un dramma, succede quando si inizia un nuovo ciclo. Conte è di una grandezza assoluta, il condottiero giusto per ridare entusiasmo al popolo napoletano. Ed è una garanzia totale di serietà».
Prese il suo posto da ct dell’Italia.
«Ho sempre avuto un buon rapporto con Antonio. E poi a lui mi lega un episodio unico: quando ho annunciato il mio ritiro, da lui ho avuto una delle telefonate che più mi hanno emozionato, di una umanità unica. Non erano parole di circostanza».
Lo scudetto è un ricordo lontano?
«Con Conte è normale pensare in grande. Ma è chiaro che l’Inter mi sembra ora la squadra meglio attrezzata e dietro, se Gasperini non sprecherà troppe energie in Champions, per il titolo vedo davvero l’Atalanta molto competitiva. Senza dimenticare il Milan, la Juventus, le due romane».
Conte ha virato alla difesa a 3.
«Il sistema di gioco è legato solo alle caratteristiche di chi va in campo. Inutile fossilizzarsi su questo o quel modulo. Quello che conta più di tutto sono i valori che il tecnico è capace di dare alla sua squadra».
Ha ragione chi dice che è assurdo giocare con il mercato aperto?
«Avrà anche ragione, ma è da sempre così. E ogni estate sento sempre le stesse cose. Feci un preliminare di Champions con la Fiorentina senza sapere chi sarebbe rimasto e chi sarebbe poi arrivato. Dunque, inutile sprecare tempo in queste polemiche: i disturbi sono evidenti, ma ci sono per tutti. Le leghe dovrebbero mettersi d’accordo in anticipo. Ma non credo che siano d’accordo».
Il caso dell’estate più eclatante?
«Beh, senza dubbio Osimhen. Sono mesi che tutti sanno che andrà via ma sta ancora lì, peraltro senza allenarsi con la squadra, da parte. Detto questo, se il primo settembre dovesse restare ancora a Napoli, io al posto di Conte farei i salti di gioia, sarei l’allenatore più felice del mondo. Gli parlerei, come solo Antonio sa fare, e mi assicurerei un attaccante da 20-25 gol a stagione. Non tutti i mali vengono per nuocere nel calcio…».
Domenica c’è Napoli-Bologna.
«Che non mi perderò. Anche perché sono curioso di vedere anche a che punto è l’opera di Italiano che a Firenze ha fatto piuttosto bene in questi anni».
Che campionato si augura sia?
«Un torneo dove fino alla fine siano almeno in tre a lottare per lo scudetto. E dove la gestualità abbia il sopravvento sull’esasperazione tattica».
Dopo l’Europeo, in molti hanno dato la colpa a Spalletti del flop dell’Italia.
«È un gioco vecchio, che conosco sulla mia pelle. Ma Luciano è quello giusto. D’altronde, fino a qualche anno fa almeno le polemiche erano legate alle convocazioni, perché c’era da scegliere e c’era sempre qualcuno che restava a casa. Adesso non ha senso chiedere di cambiare ct: il sistema è malato da anni, io l’ho detto dieci anni fa, ma tutti dissero che ero disfattista».
Fonte: Il Mattino