Emanuele Giaccherini, ex calciatore del Napoli, e commentatore sportivo, ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport.
Dalle crisi si guarisce con il cuore. E col mercato, il cerotto del calcio. Ne è convinto Emanuele Giaccherini che per questa Napoli involution ha la medicina. «Per essere una squadra competitiva ci vogliono due, tre elementi importanti», dice. L’uomo che Antonio Conte ribattezzò alla brazileira (Giaccherinho, lo chiamò), che lo portò in Nazionale, che plasmò nel nome della vittoria, oggi sa analizzare i momenti. E quello del Napoli non è facile. “Il decimo posto l’anno scorso non è risultato avvenuto a caso. Lo ha detto anche il mister. Ci sono delle difficoltà. E anche a livello mentale si è vista una squadra che contro il Verona ha sofferto tantissimo. Non è riuscita a reagire all’evento negativo. Come l’anno scorso”. Si può fare di più. Conte caterpillar conosce il modo. Ma per Giaccherini non basta. “È difficile lavorarci. Tu puoi portare la mentalità, ma ci vuole anche il carattere del giocatore che si ribella agli eventi. Non basta solo Conte”.
Cosa deve fare il Napoli?
“Innesti. Lobotka è molto forte davanti alla difesa, ma in quel reparto ci vuole uno che abbini quantità e qualità, che faccia entrambe le fasi. Anche quella realizzativa”.
Le viene un nome?
“Ce ne sono tanti. Koopmeiners, per esempio, che farebbe gola al Napoli come alla Juve. Lui potrebbe essere uno. Ma ci vogliono 50-60 milioni…”.