La prima svolta c’è stata sui trasferimenti. Quando Federico Cherubini, la mente e il primo esecutore del progetto al quale hanno lavorato Marotta e Paratici, oltre che Claudio Chiellini, Fusco e Manna (oggi tutti fuori dal club, di fatto la nuova società a trazione Elkann-Scanavino ha optato per il reset), arrivò alla Juventus come direttore dei prestiti, la Signora aveva circa 70 calciatori ceduti temporaneamente, il 70% dei quali in Lega Pro. Nel 2023-24 questo numero si è attestato a quota 30. Ma non è soltanto una questione numerica: adesso i giovani salutano Vinovo dopo aver già compiuto una prima fondamentale esperienza (in casa, dentro un ambiente protetto) in un campionato tosto come quello di C; di conseguenza, la Juve disputa il campionato Primavera sotto età con gli Under 18. I ragazzi vincono meno – come se vincere a quell’età portasse qualche beneficio – però crescono meglio.
MOTTA IN SCIA. Savona e Mbangul a sono soltanto gli ultimi due fiori sbocc iati grazie alle intuizioni di un abile coltivatore di talenti. Thiago Motta contro il Como non ha avuto paura a lanciarli – Mbangula addirittura titolare con gol all’esordio – e prima ancora a inserirli durante la preparazione estiva, escludendo dal
Da questa palestra sono passate negli anni alcune meteore come Matheus Pereira, Muratore e Wesley Gasolina, ma anche calciatori poi esplosi come Fagioli e Miretti, Mavididi (oggi al Leicester), Dragusin (Tottenham) Rafia (Lecce) e tutti quelli dell’ultima nidiata che ha portato nelle casse più di 80 milioni, soldi utili a finanziare il mercato dei big grazie alle partenze di Soulé in direzione Roma, Huijsen al Bournemouth, Iling-Junior e Barrenechea all’Aston Villa, De Winter al Genoa (c’era il riscatto obbligatorio), Kaio Jorge al Cruzeiro e Sekulov alla Samp, senza dimenticare i 13 milioni incassati per Kean, altro ragazzo “made in Juve” che non passò per la NextGen soltanto perché a 18 anni, mentre il proget to decollava, era già pronto per la Serie A.
Fonte: CdS