No, non basta una ricostruzione. Serve una rivoluzione. In undici giorni. Tre o quattro calciatori (oltre Neres) non per rinforzare la panchina ma per cambiare quasi mezza squadra. Di spessore e di valore. I patti sono chiari con De Laurentiis.
Insomma, fare in questa settimana e mezza di mercato quello che non è stato fatto in più di un mese di trattative estenuanti e complicate. Il progetto di Conte è all’inizio, parte dalle macerie. E ha bisogno di tempo e pazienza. E di nuova linfa. Si cresce anche con cadute del genere. Ma Verona ha emesso il verdetto: la squadra non ha un’anima, l’ha persa inesorabilmente, non ha fame ed è inutile per Conte perdere tempo ulteriore a cercarla in questi uomini. Servono nuovi titolari, molti di quelli che ci sono adesso vanno messi da parte.
Il piano Conte
Conte sono giorni che sottolinea la situazione, ma è andato subito oltre senza accampare alibi. Non si è mai lamentato, ha detto la verità. La nuda verità. Ha rinunciato a Osimhen che era il sole e che dava vita a incursori come Kvara e Politano, rispettando la decisione del club e l’accordo che De Laurentiis ha con il nigeriano. Senza avere ancora l’alternativa richiesta e che lui ha personalmente individuato secondo i parametri indicati da De Laurentiis. E, si sa, è Lukaku. Raspadori e Simeone sono come la luna che vive di luce riflessa: se non vengono sollecitati, restano spenti. Urge uno sforzo di razionalità e pazienza contro l’inerzia dello sconforto. Senza nostalgie. Inutile ricordarsi che il Napoli ha perso in questi mesi Elmas, Lozano, Zielinski, Kim. E che fino a ora solo con Buongiorno si è corsi al riparo. Conte proverà con un elettrochoc a sistemare i danni fatti dalla società lo scorso anno. Ha detto, sabato, forse sottovalutato: «Vorrei vedere la voglia della Juventus del 2011 a voler tirare fuori la testa dall’acqua». Ecco, per sostenere uno spartito così impegnativo, il Napoli deve lavorare di più.
Fonte: Il Mattino