Nel gioco degli specchi – ora lontane, ora curiosamente vicine – Roma e Napoli continuano a muoversi nel labirinto del mercato. Strane storie le loro, con una premessa e molte promesse, legate alle figure degli allenatori. Già, perché entrambe hanno scelto la via del cambiamento, con un indirizzo però clamorosamente diverso. Mentre i giallorossi hanno mollato il loro condottiero di fama, José Mourinho, per affidarsi a De Rossi, gli azzurri hanno fatto esattamente il contrario. Puntando sull’esperienza, il carisma, di Antonio Conte. Come dire che non esiste una sola ricetta per garantirsi il futuro: contano le situazioni, i momenti, gli stati d’animo. Fatto sta, e anche qui la differenza è enorme, che i progetti sono stati per ora a due velocità. È partita forte la Roma – aggiungendo Le Fee, poi Soulé, in rapida successione anche Dovbyk – mentre il Napoli ha cadenzato le mosse. Sistemando la difesa con Buongiorno, senza però scatenare l’entusiasmo di Conte. C’è ancora molto da fare. Roma e Napoli, nel dare il via alla loro opera di ricostruzione, per rappresentare alternative credibili alle solite tre – Inter, Milan e Juve – hanno insomma cambiato guida e non solo. Suggerendo uno stile di marcia a Ghisolfi e Manna – due ds con esperienze completamente diverse – che si sta riflettendo sulla costruzione delle due squadre. Con tanti tasselli del puzzle da mettere in ordine.Certo è, e in questo la storia è parallela, che – a poche ore dal via del campionato – le strategie di Roma e Napoli si sono incrociate con i due casi – insieme a quello di Koopmeiners – forse più spinosi del campionato. Perché la lunga attesa di Conte ha dovuto fare i conti con la questione Osimhen. Quanto sarebbe servito, all’allenatore, arrivare con largo anticipo alla soluzione del giallo? Perché aver trascorso un’intera estate senza aver potuto integrare Lukaku negli schemi e negli umori della squadra, certamente non ha fatto piacere al pilota. A che servirebbero, d’altronde, le partite di agosto, se non a mettere punto il progetto? È innegabile che, a poche ore dal debutto tutt’altro che agevole di Verona, il cantiere sia ancora aperto. E nessuno più di Conte sa quanto sia importante, anche per i risvolti emotivi, partire subito bene. Fonte: Gazzetta