Sono serviti i tiri dal dischetto al Napoli e gli interventi decisivi del tanto vituperato Alex Meret per avere ragione di un Modena tignoso ed abile a fare la propria gara nell’arco dei novanta minuti. La “nuova era” targata Antonio Conte e sbandierata ai quattro venti sin dall’annuncio del tecnico leccese non inizia certo con i migliori auspici dopo i disastri della passata stagione.
Al cospetto di una squadra che ha concluso l’ultimo campionato di Serie B a metà classifica – e schierata ad immagine e somiglianza del suo allenatore, Bisoli – è parso di rivedere lo sgangherato scacchiere tattico della scorsa annata, composto da interpreti che ben poco hanno a che vedere con una rosa chiamata in breve tempo a far dimenticare un mortificante passato. L’azione che ha portato alla traversa a botta sicura centrata dal napoletano Palumbo ne è la prova più evidente.
Probabilmente, fra i presenti al Maradona (il 10 agosto a temperature proibitive e per questo encomiabili) e i tifosi davanti ai teleschermi, nessuno si sarebbe aspettato di veder riemergere i fantasmi del 2023-24 ma sin dalle prime battute ci si è potuti solo ricredere. Sono evidenti le lacune tattiche: la sensazione è che i 18 giorni di mercato che restano siano insufficienti a risistemare le cose. In questa sede ci chiediamo se la società e la dirigenza abbiano finalmente imparato dalle recenti sciagure. A meno di una settimana dall’esordio in campionato, lasciamo a voi lettori la risposta.
Il Napoli che fra sei giorni sarà di scena al Bentegodi avrà ancora – salvo colpi di scena – le sembianze di un cantiere aperto e il passaggio del turno nella coppa nazionale, che gli azzurri hanno l’obbligo di onorare diversamente dagli ultimi anni, non deve per alcun motivo distogliere l’attenzione dalla risoluzione di molte situazioni da tempo ingarbugliate. Sia ben accolto il messaggio lanciato da Conte al termine della gara, se non si vuol replicare l’ultima invereconda stagione.
Riccardo Cerino