I club non cedono e chiedono di contare di più Le elezioni sono state rinviate per intervenire sullo statuto
Nessun accordo, tra Figc e Lega Serie A. Troppo distanti le posizioni, troppi i temi sospesi. I club del massimo campionato vogliono contare di più, non si fermano al primo compromesso. Per questo si interverrà sullo Statuto federale. E il voto per il nuovo presidente, fissato in fretta e furia il 4 novembre dall’attuale n.1 della Federcalcio Gabriele Gravina dopo il flop Europeo, slitterà al 2025. Si è capito subito, ieri mattina, nella riunione con tutte le componenti convocata da Gravina nella sede di via Allegri. Lorenzo Casini (Lega Serie A), Mauro Balata (Lega Serie B), Matteo Marani (Lega Pro), Giancarlo Abete (Lnd), Umberto Calcagno (atleti), Renzo Ulivieri (allenatori, collegato da remoto) e Carlo Pacifici (arbitri) si sono ritrovati con l’idea di trovare un’intesa sull’applicazione dell’emendamento Mulè, già approvato alla Camera, che dà più “peso” all’interno degli organi direttivi federali a chi porta più soldi al sistema, ovvero la Serie A. A fare da “arbitro” era stato invitato anche il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, decisivo nella stesura della versione definitiva dell’emendamento, che ha deciso all’ultimo di dare forfait.
PASSO INDIETRO
Nessun accordo, dicevamo, perché l’obiettivo della Serie A era e resta la modifica dello Statuto con quindi relativa richiesta (e necessità) di Assemblea straordinaria, in modo da poter intervenire sulla rappresentanza, ma anche sul diritto di intesa, che le concede il veto in Consiglio sui temi che la riguardano. Nessuna richiesta ufficiale di numeri e percentuali, anche se alla fine sempre lì si va a parare. Casini aveva chiesto da tempo di avere per i professionisti una rappresentanza del 50% in Consiglio federale: oggi ci sono 3 consiglieri per la A, 1 per la B e 3 per la Lega Pro, i club puntano a una distribuzione 7-2-1 o al massimo a 6-2-1. Gravina aveva inizialmente proposto una ridistribuzione dei pesi all’interno del 34% attuale (12% la Serie A, 5% la Serie B e 17% la Lega Pro) con la A che saliva dal 12 al 20% in fase elettorale e da 3 a 5 membri in Consiglio federale. Casini è stato irremovibile: troppo poco. Il presidente Figc non si è arroccato sulla sua posizione e ha aperto all’idea di metter mano allo Statuto. L’ufficialità ci sarà lunedì, quando il Consiglio federale — ovviamente con le percentuali attuali — darà l’ok all’Assemblea straordinaria, salvo clamorosi colpi di scena. “Verificate le posizioni di tutti – si legge nella nota di Gravina -, senza nemmeno parlare di richieste e di numeri specifici, sottoporrò al Consiglio federale, già fissato per lunedì 29 luglio, la possibilità di convocare un’assemblea per la modifica dello statuto per favorire, nelle prossime settimane, un’approfondita e auspico fruttuosa riflessione sulle modifiche da attuare”.
La possibile modifica dello Statuto significa che l’Assemblea elettiva del 4 novembre dovrebbe diventare, cambiando l’ordine del giorno, straordinaria andando così verso l’elezione del nuovo presidente Figc solo a gennaio 2025 visto che devono passare 60 giorni minimo per la convocazione di quella elettiva. Per la Serie A la giornata di ieri segna dunque un importante passo avanti anche nel cammino verso l’autonomia. “Una Serie A più forte e meglio rappresentata all’interno del sistema federale è un beneficio per tutti – ha detto Casini -. È l’avvio di un percorso: si va verso l’esigenza di una riforma che veda maggiore autonomia delle leghe, un ordinamento delle componenti e uno statuto speciale per la Serie A rispetto alle decisioni che la riguardano. Soddisfatti? Finché si avvicina in modo concreto una riorganizzazione sì”. In soldoni, autonomia, diritto d’intesa e maggior peso in Figc sono i tre cardini del progetto di riforma che chiede da mesi la Lega che ha comunque presentato il ricorso al Tribunale Federale contro la delibera sulle votazioni elettorali passata nel Consiglio federale del 15 luglio. La sensazione è che per arrivare all’Assemblea straordinaria con un accordo, dopo l’estate assisteremo a un paio di mesi di trattative intense, dove la parola compromesso rischia di stare stretta a molti. E mentre anche la B chiede la rivoluzione per “consentire al calcio professionistico di aumentare la propria quota al 50%” (parole di Balata), Abete si mostra “fiducioso in una positiva soluzione della vicenda” e Marani, pur consapevole che la ‘sua’ Lega Pro rischia di subire l’attacco più forte alla quota in essere, è sereno: “Siamo favorevoli alla creazione di un percorso che metta insieme tutti”.
Fonte: Gazzetta