Mimmo Carratelli: “L’azzurro nel destino di Antonio. Un colore sempre presente nella sua vita: dai portoni della scuola all’auto del padre”

Il commento e la storia sul Corriere dello sport:

E quando il Signore fece Lecce sul Tavoliere di Lecce, e la fece barocca tra l’Adriatico e lo Jonio, allora il Signore disse dobbiamo fare i leccesi, e fece i leccesi, e chiamò Oronzo, e il Signore disse Oronzo ti affido la città di Lecce e i leccesi, e Oronzo ringraziò il Signore, e nacquero molti leccesi illuminati dalla luce del Signore.  

 

E quando nacque Tito Schipa il Signore disse canta come un usignolo, e Tito Schipa cantò la Tosca e la Traviata in tutto il mondo. E un giorno nacque Antonio Caprarica e il Signore ne apprezzò la scrittura e lo mandò in tutte le capitali del mondo perché scrivesse e, infine, lo mandò nella città di Londra ed egli ci andò vestito da inglese perché fosse gradito alla regina Elisabetta.  
E il Signore fece nascere Regina Bianchi nei camerini di un teatro leccese, e la fece figlia di attori napoletani che la portarono a Napoli da Raffaele Viviani e da Eduardo De Filippo, e Regina Bianchi divenne Filumena Marturano e ancora se ne parla nella città di Napoli.  
E un giorno il Signore volle dare maggiore gloria alla città di Lecce e creò numerosi giocatori di pallone che andarono per il mondo recando lustro alla città di Lecce, e nacquero Marco Materazzi e Sebastiano Luperto, Sergio Brio e Franco Causio, Aldo Sensibile e quando nacque Francesco Moriero il Signore lo fece ricciolino e per un milione di lire lo mandò a Milano, e un giorno il Chino Recoba segnò due gol al Brescia e il ricciolino Moriero gli pulì gli scarpini in segno di omaggio, così il Signore aveva stabilito perché il ricciolino Moriero diventasse famoso come il più famoso lustrascarpe del pallone. E un giorno di fine luglio fu il giorno in cui, nella via Casanello di Lecce, il Signore assegnò il primo figlio al noleggiatore di automobili e patito di pallone Cosimo Conte e a sua moglie Ada, che faceva la sarta, e il figlio si chiamò Antonio, e tre anni dopo nacque Gianluca che fu il secondo figlio di Cosimo e Ada e fratello di Antonio, e poi si aggiunse Daniele e il Signore disse Oronzo proteggi questa famiglia.  
E Oronzo affidò Antonio ai frati minori della parrocchia di Sant’Antonio sulla via del mare nella zona della villa del defunto Fulgenzio della Monica perché cantasse la gloria del Signore e conoscesse l’attrazione della palla, e lo affidò agli insegnamenti dei maestri elementari di un edificio di dodici finestre e due portoni di colore azzurro davanti allo spiazzo del Conte Accardo ed era un edificio che sorgeva più in là di Porta Napoli.  
E così il Signore predispose i primi due segni del futuro quando Antonio avrebbe avuto l’età matura e avrebbe conosciuto l’azzurro di Napoli e non solo la Porta. E Antonio proseguì gli studi con buona applicazione e un carattere particolare nella scuola media Quinto Ennio in via Matteo Renato Imbriani che era un personaggio di Napoli, e quello fu il terzo segno del Signore sul futuro napoletano del figlio di Cosimo e Ada e fratello di Gianluca e Daniele.  
E Antonio era coccolato dalla nonna e da una sorella della madre che non aveva avuto figli ed ebbe cura di Antonio come fosse figlio suo, e con la madre e la zia Antonio andò per la prima volta al cinema e vide King Kong sullo schermo e, alla domenica, Antonio andava alla Pasticceria Monica con la madre e la nonna ed era goloso dei dolci leccesi chiamati pippette, e Antonio crebbe in una famiglia che il Signore apprezzò per l’educazione rigorosa e gli affetti sinceri, e Oronzo disse al Signore, oh Signore, Antonio ha la fantasia della madre e il rigore del padre.  
E venne il tempo che Antonio giocò a pallone per strada e gli alberi segnavano le porte, e Antonio ebbe il suo giocatore preferito che era Roberto Baggio, e per strada Antonio inventò le partite di tennis e si faceva chiamare Borg mentre all’amico Giuseppe dava il nome di McEnroe. E fu a quel tempo che Antonio correva più forte dei compagni di corse campestri Luigi Garzya, Gianluca Petrachi e Francesco Moriero, e il padre Cosimo aveva una squadra di calcio, la Juventina Lecce, e decise di premiare il figlio Antonio per i buoni voti a scuola facendolo giocare nella Juventina Lecce di cui Cosimo Conte era presidente, allenatore e magazziniere, e il Signore questo stabilì per il Sud povero e arretrato, ognuno doveva fare tante cose per portare avanti la vita. E un giorno il Signore dispose che Cosimo Conte, da tutti chiamato Cosimino, avesse per sé la più bella automobile mai avuta, e l’automobile fu una Fiat 131, e il Signore volle che fosse tutta azzurra perché il Signore già sapeva che sarebbe stato il colore dell’età adulta di Antonio, il primo figlio di Cosimo e Ada.” 
AzzurroCalcioCaratelliConteNapoli
Comments (0)
Add Comment