La Procura di Napoli indaga per riciclaggio del Pallone D’Oro di Maradona

Il pm napoletano Milita attende riscontri dagli investigatori francesi
La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo d’indagine sulla ricomparsa in modo misterioso, dopo 35 anni, del Pallone d’oro assegnato nel 1986 a Diego Maradona dalla rivista France Football. Un oggetto, cui Diego teneva molto, ricoperto d’oro e rubato il 26 ottobre 1989 con decine di gioielli preziosi appartenuti al campione argentino e alla moglie, nel corso della clamorosa rapina di decine di cassette di sicurezza nel caveau della Banca della Provincia di Napoli. C’erano anche le cassette numero 71 e 404 di Claudia Villafane, allora moglie di Diego, e del calciatore.
Nella denuncia della Villafane, affidata in Questura il giorno dopo la rapina al vice questore Francesco Cirillo, l’elenco preciso degli oggetti sottratti, tra cui il Pallone d’oro. Su quella base e dopo l’avvio delle procedure d’asta sul Pallone, per ora sospese, dalla casa parigina Aguttes che gestisce la vendita, è partita l’inchiesta napoletana sull’ipotesi di reato di riciclaggio internazionale. Un fascicolo, per ora nelle mani del procuratore aggiunto Alessandro Milita, che coordina l’ufficio notizie di reato e affari urgenti.
L’INDAGINE
Un oggetto rubato da 8 rapinatori affiliati al clan camorristico dei Misso, impossibile da fondere, probabilmente passato in più mani per finire a Parigi, dove nel 2018 lo ha acquistato l’antiquario ex gioielliere franco-algerino Abdelhamid Benchaieb. Poco chiare le circostanze dell’acquisto del Pallone, raccontate dal possessore che ha riferito di una vendita in blocco, per un totale di otto lotti di oggetti d’occasione, gestita da una piccola casa d’asta antiquaria sempre parigina, la Tessier Sarrou.
Oggetti pagati appena 500 euro. Impossibile, per la notorietà e anche per la perizia che ne ha accertata l’autenticità, non conoscere l’attuale origine illegale del Pallone di Maradona. Eppure, per allontanare ogni sospetto, l’antiquario Benchaieb ha parlato di tentativi di contattare gli eredi di Maradona, fantasticando anche su possibili cessioni di Diego del Pallone in cambio di droga. Per radicare la sua competenza, la Procura ipotizza che l’avvio dell’attività di riciclaggio in atto sia stato in Italia fino a portare il prezioso premio a Parigi per convertirlo in decine di milioni di euro puliti con l’asta pubblica, unica possibilità per realizzare guadagni di denaro pulito. L’attività investigativa è delegata, seguendo le norme internazionali, agli organismi investigativi specializzati francesi: l’Ocbc, l’Ufficio centrale contro il traffico di beni culturali. Da verificare, la posizione delle due società d’asta che avrebbero avuto l’obbligo di informare le autorità bancarie su un’operazione di vendita sospetta. E poi, naturalmente, la posizione dell’antiquario franco-algerino, che non ha saputo ricostruire come il Pallone sia arrivato alla Tessier Sarrou, né possiede documenti storici sulla proprietà del Pallone.
Il riciclaggio è reato a dolo generico, si presume la volontà di vendere beni frutto di reati per convertirli in denaro pulito. In più, molte sentenze della Cassazione attribuiscono responsabilità penali a chi ostacola l’identificazione dell’origine del bene posseduto in maniera poco trasparente. Un’ipotesi che, per il codice penale italiano, prevede dai 4 ai 12 anni di reclusione, su cui è prevista anche l’eventuale confisca giudiziaria del bene.
IL PALLONE D’ORO
Per il momento, il Pallone di Maradona è sotto sequestro disposto dalla Corte d’appello di Versailles su richiesta dei 5 figli eredi di Maradona. Lo custodisce in Francia la società delegata «Aliance Juris» fino all’avvio entro settembre di una causa civile degli eredi di Diego che rivendicano il possesso del premio. Un contenzioso civile in Francia, a questo punto parallelo all’inchiesta della Procura di Napoli.
Documento determinante, naturalmente, è la denuncia di Claudia Villafane che dimostra l’esistenza del Pallone tra gli oggetti rubati alla Banca della Provincia di Napoli. Ha dichiarato l’antiquario franco-algerino: «All’inizio non sapevo di avere acquistato il Balon d’or, ho avuto difficoltà ad accertarne l’autenticità, ma il mio possesso, pubblicizzato su una rivista, era pubblico e il Pallone non era nell’elenco Interpol delle opere trafugate».
La Procura di Napoli considera parti lese nella sua indagine sia Claudia Villafane, sia gli eredi di Maradona. L’eventuale iscrizione di indagati dipenderà dalle conclusioni investigative parigine sul comportamento delle due case d’asta francesi e sulle dichiarazioni del franco-algerino possessore, che ha anche ipotizzato una perdita a poker di Maradona pagata con il Pallone. Lo stesso Benchaieb aveva tentato di vendere il Pallone su eBay, ma senza successo. Ora l’intervento della Procura napoletana.
Fonte: Il Mattino
CalcioMaradonaNapoliOropallone
Comments (0)
Add Comment