Francesco Calzona in missione Europei

Calzona, oggi si gioca il match point per gli ottavi agli Europei. Tre tecnici, tre storie diverse. Ciccio, andato via in punta di piedi, senza neppure un comunicato di saluto o di ringraziamento (c’è stata una cena tra lui e De Laurentiis e basta) è a un passo dallo scrivere un altro capitolo della storia del calcio slovacco: passare la fase a gironi. Dice: «L’euforia per la vittoria con il Belgio è durata qualche ora, ma sappiamo che i tre punti conquistati sicuramente non basteranno per avanzare: ora ci tocca vincere con l’Ucraina. Per il momento, non c’è ancora motivo di festeggiare, siamo concentrati solo sulla partita».
Finalmente una gioia dopo aver passato gli ultimi mesi col doppio incarico come il comandante del Titanic dopo la collisione, ovvero in attesa che la nave andasse a picco. Proprio come è poi successo. Calzona non vuole fare il capro espiatorio del decimo posto. E si capisce. Anzi, dal suo punto di vista fa anche bene. Se potesse, darebbe persino la colpa a qualche meteorite passato per i cieli del Nord Europa, senza mai mettere in dubbio le sue scelte, il suo lavoro. Colpisce che non ci sia mai stata una volta, in questi mesi, che in maniera autentica (e non solo per facciata) abbia fatto un mea culpa, partendo dal fatto che non si può pensare di iniziare la propria carriera da capo allenatore dal Napoli.
Nei suoi sussurri, nei suoi sfoghi, se la prende con qualsiasi cosa: persino con la settimana tipo dopo l’eliminazione con il Barcellona che, a suo avviso, avrebbe creato scompensi ai calciatori. L’unico con cui bada bene a non prendersela mai è De Laurentiis: aziendalista com’è, tiene sempre la porta aperta. Dalla serie: se casomai servisse un vecchio amico in caso di disperazione, contate sempre e ancora su di me. Ora è tornato nella sua dimensione ideale, quella di ct della Slovacchia, anche se sogna che l’impresa degli ottavi spalanchi la porta a una nuova panchina (lo ha cercato timidamente il Cagliari): «Non è stato difficile preparare mentalmente i giocatori. Siamo molto felici di vedere così tanti tifosi slovacchi. Spero che continuino per essere al nostro fianco nelle prossime gare. Penso che l’Ucraina abbia grande qualità e identità. Sarà una partita dura. Ma la nostra forza più grande è l’umiltà», giura solennemente alla vigilia del match della vita.
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