La volontà non può valere più di un contratto: Uefa e Fifa farebbero bene a regolamentare le richieste dei giocatori
Tradizionalmente durante l’Europeo e il Mondiale, il mercato subisce una sorta di automatico stop, le trattative per i giocatori di prima fascia quasi fisiologicamente si interrompono. E tra società, calciatori e rispettivi agenti scatta una tacita tregua armata sancita da un “ne riparliamo dopo il Mondiale, sistemiamo tutto dopo l’Europeo”. Anche il mercato della Serie A fin qui è vissuto su aggiustamenti riguardanti le panchine degli allenatori e le poltrone dei direttori sportivi, per i calciatori fino a ora non sono da registrare colpi eccellenti. Sicuri partenti come Osimhen sono in attesa, altri big come Theo e Rabiot aspettano senza fretta; l’unica pedina già al suo posto nella scacchiera delle grandi è il nuovo rinnovo di Lautaro con l’Inter. Questo lo scenario almeno fino a domenica sera, quando dalla Georgia è arrivato un messaggio che ha aperto ufficialmente il caso Kvaratskhelia.
Napoli, troppo tardi
Con assoluta sintonia il papà del georgiano, Badri, e l’agente Mamuka Jugeli hanno manifestato “la volontà di Kvara di andare via da Napoli, ne parleremo dopo l’Europeo, se resta perde un anno perché il Napoli non si è qualificato per le coppe europee”. A stretto giro di tweet la replica del Napoli: “Il giocatore
Ma le tutele?
Altra considerazione oggettiva: i contratti, al di là della durata, hanno ormai poco valore e la volontà dei giocatori ha acquisito un potere praticamente senza limiti.
Il
L’annata di Osimhen, con in mente quello che aveva fatto la stagione precedente, non è stata esaltante.
Con Kvara si rischia di andare allo scontro e di averlo poco motivato, aspetto in completa antitesi con le idee di Conte.
Infine è giusto mettere in luce un’altra questione: è necessario da parte di Uefa e Fifa predisporre un meccanismo di difesa dei club e far sì che certe cifre possano essere pretese dai calciatori solo al raggiungimento di determinati obiettivi.
Altrimenti per i club di fascia media non ci sarà mai vera tutela ma solo l’essere indifesi rispetto alla volontà dei giocatori e alle società più ricche.
Fonte: Gazzetta