Ieri, tra l’altro, è stato anche il giorno delle prime parole del signor Antonio da allenatore azzurro.
Le ha rilasciate ai canali social del club: «Se mi dicono Napoli mi vengono in mente tante cose», l’incipit cadenzato da un sorriso. «È una delle città più belle al mondo. Sicuramente il popolo napoletano ha grandissima passione. So che sarà una bellissima esperienza, calcistica e anche di vita: ho grande entusiasmo e veramente grande voglia di viverla. Avendo l’opportunità di fare questo mestiere, o da calciatore o da allenatore, vivere un’esperienza al Napoli è una cosa unica. E chi ha il privilegio di poterla fare, deve assolutamente farla».
Poi, un amarcord: «Il Maradona?». All’epoca si chiamava stadio San Paolo. «Lo stadio mi evoca un bellissimo ricordo: Napoli-Lecce, quando ebbi il privilegio di marcare Maradona. Alla fine perdemmo 3-2, segnò Carnevale la rete decisiva, ma il ricordo più grande è quello del mio primo gol in Serie A: marcavo proprio Maradona e all’occorrenza cercavo di andare all’attacco. Per me fu una grandissima soddisfazione». Era il 5 novembre 1989, da quel giorno sono trascorsi trentacinque anni.
Finale in lingua, con un messaggio al popolo azzurro: «Ai tifosi c’è da dire una sola cosa… Anzi non solo ai tifosi, a tutto l’ambiente napoletano: amma faticà!». Dobbiamo lavorare. E così sia.
Fonte: CdS