53 punti sono troppo pochi per chi, appena un anno prima, aveva vinto lo scudetto. Troppo pochi per chi avrebbe voluto bissare il successo, troppo pochi per chi avrebbe voluto provare a sognare in Champions League, troppo pochi per chi – come Aurelio De Laurentiis – pensava di avere ormai in garage una macchina perfetta. Poi è stato obbligatorio correre ai ripari: Antonio Conte è l’uomo delle missioni possibili, l’equilibratore di mondi (sportivi), un moderno Thanos dei fumetti che schiocca le dita ma fa anche correre le sue squadre. Lo ha dimostrato già in passato, a Napoli ora si aspettano lo stesso. Si legge su Il Mattino.
L’AGGIUSTATUTTO
Il club di De Laurentiis ha due obiettivi: tornare immediatamente in Champions League, provare nuovamente a vincere qualcosa di importante. Ecco perché Antonio Conte. L’aggiustatutto sin dalla prima panchina importante: la Juventus dell’estate del 2011 la raccoglie al 7° posto e la porta allo scudetto per tre anni di fila. Nella prima stagione mette insieme 84 punti con 2,21 di media per partita. Tanto basta per arrivare al primo posto senza avere la Champions come distrazione. Lo rifarà anche qualche anno più tardi, quando la telefonata arriva con il prefisso inglese:
«Are you ready?» Quel Chelsea incontrato nell’estate del 2016 ne aveva viste tante: il Mourinho bis che è un disastro, l’interregno Hiddink che fa acqua da tutte le parti. I Blues chiudono al 10° posto. Altro che Europa. Ricorda qualcuno? Nei sogni dei tifosi del Napoli la favola andrebbe riproposta: Conte al primo anno di Londra mette insieme una media punti da 2,45 per gara e con 92 totali si prenderà il titolo. Diventerà The King.
Stava per rifarlo anche a San Siro, quando nel 2019 si siede sulla panchina dei rivali di sempre dell’Inter. Deve affrontare la “sua” Juve, non riuscirà ad averne la meglio al primo anno ma solo nella seconda stagione da nerazzurro. Eppure il suo anno d’esordio non va male: 82 punti (2,16 di media) e secondo posto. Pone le basi per un successo che all’Inter mancava da un po’. Il capolavoro arriverà al secondo anno, prima dell’addio definitivo dopo appena due stagioni insieme.
L’ultima esperienza inglese sembra avergli tolto – almeno per un po’ – le stimmate dell’uomo dei miracoli. Il Tottenham che si ritrova tra le mani è una squadra da rivoltare e lui ci riesce in parte. Arriverà in corsa a novembre e riuscirà a mettere insieme 2 punti di media per gara in 28 panchine. I 56 punti finali gli varranno il 4° posto che sembrava un miraggio quando era arrivato mesi prima. Ma in quella zona di Londra il capolavoro non gli riesce: non chiuderà la stagione successiva, andando via senza successi.
I “CONTE” TORNANO?
Se lo sono chiesti in tanti in questi mesi. Anche in società. Perché come aveva detto lo stesso De Laurentiis qualche giorno fa in occasione di un convegno nel centro commerciale Jambo1: «Non bisogna ragionare da tifosi, ma fare le giuste valutazioni». E aveva ragione. Un club come il Napoli non può fare il passo più lungo di una gamba già solida che ha costruito in vent’anni di lavoro. Ma quanto hanno investito gli ultimi club di Conte al primo anno di gestione del pugliese? 101 milioni di euro la spesa della Juventus 2011: Vucinic (15) l’acquisto più caro con Matri, Vidal, Quagliarella e Lichtsteiner.
Il capolavoro resta l’arrivo di Pirlo a costo zero dal Milan in un mercato che vide anche Padoin, Giaccherini e Elia. Ben più alte le cifre al Chelsea: 134 milioni al primo anno per Batshuayi, David Luiz, Marcos Alonso e soprattutto Kante, ago della bilancia della sua vittoria. L’esborso maggiore all’Inter: 192 milioni coperti in larga parte dall’arrivo di Lukaku (75 milioni) insieme con Eriksen, Lazaro e la prima parte di Barella. Anche al Tottenham le casse si diedero da fare: nel mercato di gennaio 2022 arrivano per Conte Bentancur e Kulusevski con un esborso finale di 70 milioni di euro tra prestiti e riscatti. Insomma, i tifosi del Napoli possono prepararsi a un’estate esplosiva.